Anche Brooke Shields, non poteva non aggiungersi anche la bellissima attrice alla lunga lista di donne violentate, molestate, sopraffatte dalla bruta forza del maschio che in quel momento deve dare corso ai suoi istinti più animali e la donna è solo una preda da cacciare.
Perché non lo ha detto prima, perché non lo ha denunciato, allora le è piaciuto, perché è salita nella sua stanza, non lo sapeva che non si deve accettare un passaggio da sconosciuti, un drink in una stanza d’albergo, una cena, non si deve accettare niente perché si diventa oggetti consenzienti e dire no non basta? Brooke Shields aveva appena terminato l’università, era giovanissima, ingenua. “Avevo paura mi strozzasse, non ho lottato, sono rimasta paralizzata, pensavo che dire no fosse sufficiente, ma non lo era, allora ho deciso di non resistere e uscirne viva.”
Le donne non denunciano perché negano a se stesse che l’orrore sia accaduto, perché è il modo di continuare a vivere, di continuare a sperare di avere un rapporto democratico con un uomo che le rispetti. Dopo la seconda guerra mondiale sono state pochissime le donne che hanno denunciato di essere state stuprate, eppure le violenze sono state tante, ha cercato di colmare il vuoto la letteratura, Moravia ne “La Ciociara”, Morante ne “La Storia”, ci ho provato anche io in “Tevere”, un grande contributo lo hanno dato Anna Bravo e Anna Maria Bruzzone con il libro di testimonianze “In guerra senz’armi”, ma lo stupro rimane un osceno segreto da cancellare. Che si ripete, sempre, nelle zone di guerra, ancora oggi, ovunque.
Brooke Shields dice ancora che dopo molto tempo il suo addetto alla sicurezza le ha detto: “Brooke è stato uno stupro” e lei ha risposto “non posso crederlo”. Ci vogliono anni per rielaborare e per denunciare. Per capire che non è colpa nostra, non siamo noi che ci siamo messe il vestito troppo corto, il rossetto troppo rosso, che abbiamo provocato. E’ colpa del sistema patriarcale in cui la donna è inferiore e se è inferiore è anche preda.
Anche io ho accettato di salire nella camera d’albergo di Dennis Hopper dopo averlo intervistato, avevo forse 25 anni e non sapevo che “non si fa” che c’è questo codice segreto, che si passa con gli sguardi, che si sussurra fra donne, che ammettono con ritrosia gli uomini, che se accetti di continuare una conversazione in camera vuol dire che sei disposta a fare sesso. A me è andata bene, a Brooke Shields e tantissime altre no. Altre famose, le cui denunce, come quella di oggi dell’attrice di “Pretty Baby”, che da quando era piccolissima è stata trasformata in oggetto di desiderio sessuale planetario, vengono anch’esse mercificate, perché fanno notizia, fanno click sui siti, vendono copie, perché nel leggerle la gente cerca i particolari e intanto pensa nel fondo, lo pensano anche le donne nel fondo: è colpa sua se le è successo, è colpa sua se si è cacciata in questa situazione. Basta. Bisogna cambiare approccio. Le prossime generazioni non devono più trovarsi in queste situazioni, un no deve bastare.