La holding dell’ex presidente Donald Trump, la Trump Organization, è stata multata per un milion e 600 mila dollari per frode fiscale. Due delle aziende che ne fanno parte, La Trump Corp. E la Trump Payroll, sono state riconosciute colpevoli di 17 reati tra cui associazione a delinquere e falsificazione di documenti aziendali. Nello Stato di New York le società, oltre agli amministratori, sono soggetti giuridici e una società può essere ritenuta penalmente responsabile per i reati dei suoi alti dirigenti se questi hanno agito “per conto” della società.
“La vastità di questa frode merita la più grande sanzione finanziaria autorizzata dalla legge”, ha sostenuto l’assistente procuratore distrettuale Joshua Steinglass nelle raccomandazioni fatte al magistrato prima della lettura della sentenza.
Secondo l’accusa, la società dell’ex presidente ha frodato il fisco per 15 anni, nascondendo i compensi che venivano elargiti ai suoi top manager in forma di benefici non dichiarati, come auto e alloggi di lusso.
L’importo imposto dal giudice di New York Juan Manuel Merchan è pari al doppio delle tasse evase da alcuni dirigenti. Né l’ex presidente né i suoi figli erano coinvolti nel processo e Trump ha negato di essere a conoscenza delle frodi.
L’importo della multa ha un valore più che altro simbolico ed è e un brutto colpo alla reputazione dell’ex presidente nel momento in cui sta cercando di far ripartire la sua campagna per cercare di tornare alla Casa Bianca.

In una dichiarazione scritta rilasciata dopo la sentenza, gli avvocati della Trump Organization hanno affermato che la società non ha fatto nulla di male, che è stata vittimizzata dalle operazioni illecite dei suoi amministratori e che avrebbe fatto appello. “Questi pubblici ministeri politicamente motivati - c’è scritto nella dichiarazione – non si fermeranno davanti a nulla pur di colpire il presidente Trump e continuare l’infinita caccia alle streghe iniziata il giorno in cui ha annunciato la sua presidenza”.
Uno dei dirigenti che ha orchestrato il piano, Allen H. Weisselberg, si è dichiarato colpevole e ha testimoniato al processo. Martedì è stato condannato a scontare cinque mesi nel carcere di Rikers Island.
La sanzione finanziaria è di per sé di relativa poca importanza per l’ex presidente, che ha raccolto centinaia di milioni di dollari mentre era alla Casa Bianca. Ma il verdetto ha bollato l’azienda come una società con precedenti penali che per anni ha alimentato l’illegalità. Un fatto questo che nello Stato di New York la esclude dal partecipare alle gare di appalti pubblici. Ma non solo. Rende anche problematiche le richieste di prestiti, già di per se difficili da ottenere per le precedenti condanne per bancarotta. Dal punto di vista politico, poi, la condanna ha dato munizioni agli oppositori di Trump. Inoltre gli inquirenti della procura distrettuale di Manhattan continuano a spingere per avviare un’indagine penale contro l’ex presidente perché il processo ha evidenziato il modo di gestione della società gettando molte ombre sul modo in cui l’azienda viene governata.
La procura distrettuale di Manhattan, infine, ancora indaga sulla vicenda del pagamento di 130 mila dollari a Stormy Daniels, attrice porno che ha affermato di avere avuto una relazione con l’ex presidente. Le indagini per questo pagamento hanno travolto Michael Cohen, l’ex avvocato di Trump, finito in prigione.
Indagini infine anche sulle pratiche commerciali dell’azienda di Trump per appurare se abbia gonfiato in modo fraudolento il valore dei suoi beni immobiliari.