La Corte Suprema degli Stati Uniti ha eccezionalmente sospeso la condanna a morte di un uomo in Texas dopo che la prova del DNA utilizzata nel processo si è rivelata dubbia.
Nel 2011 all’imputato, il cui nome è Areli Carbajal Escobar, era stata comminata la pena capitale dopo essere stato riconosciuto colpevole del brutale assassinio (46 coltellate) della diciassettenne Bianca Maldonado Hernandez – con la quale il presunto colpevole condivideva un appartamento.
Fondamentale è stata la testimonianza della fidanzata di Escobar, che davanti alla giuria aveva sostenuto di aver sentito rumori di violenze mentre era al telefono con il suo ragazzo quella stessa sera. A determinare la colpevolezza dell’uomo furono inoltre diverse tracce di DNA e impronte digitali lasciate sulla scena del crimine.
Tuttavia, nel 2016 un’indagine del Dipartimento di Polizia di Austin ha di fatto riaperto il caso, puntando sulla qualità del laboratorio che aveva analizzato le prove del processo. Il report ha infatti evidenziato pratiche scientifiche inadeguate, l’utilizzo di attrezzature obsolete nonché almeno un caso di contaminazione delle prove.
Il laboratorio è stato chiuso e nel 2021 – e lo stesso procuratore che aveva condannato a morte Escobar ha incredibilmente deciso di inviare una lettera alla Corte Suprema a suo nome per chiedere la sospensione dell’esecuzione.
“Lo Stato ha prodotto prove forensi errate e fuorvianti nel processo contro il detenuto e tali prove sono state determinanti per l’esito del suo caso, in violazione della legge federale sul giusto processo”, ha scritto il procuratore distrettuale della contea di Travis, Jose Garza.
Una tesi che è stata accolta dalla Corte Suprema, che lunedì ha perciò incaricato la Corte d’appello penale del Texas di riconsiderare la questione “alla luce della confessione di errore da parte del Texas”.