Cambiano i tempi – e anche il vocabolario. Nei documenti ufficiali del Governo statunitense, infatti, non si scriverà più “Turkey” (Turchia) bensì “Turkiye” – su esplicita richiesta del Governo di Ankara, che vede di cattivo occhio l’omonimia in lingua inglese tra il Paese anatolico e il tacchino (entrambi scritti e pronunciati “turkey“).
L’annuncio del Dipartimento di Stato è arrivato giovedì, chiarendo tuttavia che la pronuncia rimarrà la stessa. “L’ambasciata turca ha chiesto al governo degli Stati Uniti di utilizzare il nome “Repubblica di Turkiye” nelle comunicazioni ufficiali”, ha dichiarato il dipartimento. “Di conseguenza, inizieremo a riferirci a Turkiye e Repubblica di Turkiye nella maggior parte dei contesti formali, diplomatici e bilaterali, comprese le comunicazioni pubbliche”.
Al momento in cui si scrive, tuttavia, né il manuale ufficiale degli Affari Esteri né il sito web del Dipartimento di Stato sono stati ancora aggiornati.
La decisione arriva a una manciata di settimane della missione a Washington del ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, prevista per la fine del mese. Al centro dei colloqui tra la diplomazia USA e quella turca ci saranno soprattutto la posizione di Ankara sull’invasione russa dell’Ucraina nonché la posizione “tiepida” del presidente Erdogan in relazione all’adesione della Finlandia e della Svezia alla NATO.
La Turchia si è infatti rispettivamente proposta come “ponte” tra Occidente e Russia per la risoluzione del conflitto tra Kyiv e Mosca, ed ha a lungo osteggiato l’ingresso di Helsinki e Stoccolma all’Alleanza Atlantica a causa del supporto legale-logistico fornito dai due Paesi scandinavi ad alcuni gruppi curdi, tacciati di terrorismo dalle autorità turche.