La Food and Drug Administration ha approvato un nuovo farmaco per l’Alzheimer in grado di rallentare il declino cognitivo nelle prime fasi della malattia. Ma non è tutto oro quel che luccica: la medicina comporta rischi di gonfiore ed emorragia cerebrale.
Il farmaco sarà commercializzato con il nome di Leqembi e dovrà essere somministrato tramite iniezione endovenosa ogni due settimane.
A guidare lo sviluppo e la sperimentazione del prodotto è stata l’azienda farmaceutica giapponese Eisai, che per la commercializzazione e l’immissione nel mercato si è affiancata alla società americana Biogen, produttrice del controverso farmaco per l’Alzheimer Aduhelm: le società si divideranno equamente i profitti.
Eisai ha dichiarato di avere intenzione di rilasciare informazioni sul prezzo del Leqembi poche ore dopo l’annuncio dell’approvazione. Un rapporto preliminare dell’Institute for Clinical and Economic Review, un’organizzazione indipendente senza scopo di lucro che valuta il valore dei farmaci, ha affermato che per essere economicamente vantaggioso per i pazienti il prezzo dovrebbe essere fissato tra gli 8.500 e i 20.600 dollari all’anno.
L’etichetta di Leqembi avverte che il farmaco debba essere usato solo per i pazienti nelle fasi iniziali e lievi della malattia di Alzheimer, in linea con lo stato delle persone utilizzate durante gli studi clinici. Indica inoltre ai medici di non trattare i pazienti senza averli prima sottoposti a esami che confermino la presenza di uno dei segnali distintivi dell’Alzheimer: l’accumulo della proteina amiloide, che il Leqembi (come l’Aduhelm) attacca.
Tuttavia, diversi esperti sostengono che non sia chiaro, in base alle prove mediche, se Leqembi possa effettivamente rallentare il declino cognitivo in misura sufficiente da essere utile ai soggetti affetti dal morbo.
Alla stessa conclusione è arrivato anche un recente rapporto sui risultati di un ampio studio clinico di 18 mesi pubblicato sul New England Journal of Medicine, secondo cui “sono necessari studi più lunghi per determinare l’efficacia e la sicurezza del Leqembi nell’Alzheimer precoce”.