Nella tarda serata di giovedì Twitter ha sospeso gli account di almeno sei giornalisti. A dichiararlo è stato l’amministratore delegato Elon Musk, secondo cui i reporter avrebbero violato la nuova politica “anti-pedinaggio” (o waxxing) del social network condividendo informazioni private sul miliardario sudafricano-statunitense.
Nello specifico, alcuni degli account sospesi appartenevano a giornalisti che di recente avevano scritto o twittato sul battibecco tra il 51enne Musk e Jack Sweeney, uno studente universitario della Florida che gestiva un account Twitter (ora sospeso) che comunicava tutti gli spostamenti del jet privato del magnate della tecnologia.
Nelle ultime ore Musk aveva minacciato di rimuovere tutti gli account Twitter che avessero fornito informazioni in tempo reale sugli spostamenti di una persona in tempo reale. I primi a pagarne le spese sono stati Ryan Mac del New York Times, Donie O’Sullivan della CNN e Drew Harwell del Washington Post, oltre ai colleghi Aaron Rupar, Keith Olbermann, Tony Webster e Micah Lee di The Intercept, e Matt Binder di Mashable.
“Hanno pubblicato la mia posizione esatta in tempo reale, in pratica le coordinate per un assassinio, in (ovvia) violazione dei termini di servizio di Twitter”, ha twittato giovedì sera Musk, che ha perciò annunciato per loro “7 giorni di sospensione per doxxing. Un po’ di tempo lontano da Twitter fa bene all’anima”.
La sospensione ha provocato l’ira dei media. La CNN, in particolare, ha definito l’azione di Musk “impulsiva e ingiustificata”. “La crescente instabilità e volatilità di Twitter dovrebbe essere motivo di incredibile preoccupazione per tutti coloro che utilizzano Twitter”, si legge nel comunicato. “Abbiamo chiesto a Twitter una spiegazione e in base a questa risposta rivaluteremo il nostro rapporto”.