Situazione incandescente al confine meridionale degli Stati Uniti. Migliaia di persone che vorrebbero entrare negli Stati Uniti da giorni sono in fila, accampate fuori dai gabbiotti dove ci sono gli uffici federali dell’immigrazione, sperando di ottenere il permesso per entrare. Ma altre migliaia saltano i controlli. Negli ultimi giorni sono stati riaccompagnati al confine con il Messico circa 15 mila persone.
Questo quando tra meno di una settimana scadranno i termini del Title 42, l’ordinanza emessa dal Centers for Disease Control and Prevention che, per evitare i contagi durante la pandemia, permetteva l’espulsione immediata delle persone entrate clandestinamente negli Stati Uniti. Le città americane di confine lungo il fiume Rio Grande, El Paso, Brownsville, Laredo, ma anche Roma Texas davanti a Ciudad Miguel Aleman, sono invase da questa umanità proveniente da Venezuela, Nicaragua e Cuba ma anche El Salvador, Guatemala e Honduras. I centri di accoglienza non hanno più posto.
L’aumento del numero di migranti rappresenta un problema politico per Biden che mette in rotta di collisione la Casa Bianca con gli stati a guida repubblicana. Tre di questi Stati, Texas, Arizona e Florida, sono i più colpiti e anche i più intransigenti come hanno dimostrato portandoli a Martha’s Vineyard in Massachusetts o vicino alla residenza del vicepresidente Kamala Harris a Washington. Il governatore uscente dell’Arizona, Doug Ducey, prima di lasciare la sua carica alla neo eletta democratica Katie Hobbs, ha dato ordine di costruire un muro con il confine con il Messico usando i container di metallo dei camion.

Una barriera che si estende per circa 10 miglia realizzata con 3 mila container costata finora 95 milioni di dollari. E ieri il Dipartimento di Giustizia ha intentato una causa contro l’Arizona, accusandola di sconfinamento su terra federale. La causa chiede “un provvedimento ingiuntivo immediato che proibisca” allo Stato dell’Arizona di continuare i lavori sul muro, che secondo gli inquirenti federali è stato costruito su un terreno federale senza i permessi per farlo. Una causa dopo mesi di tensione tra l’ufficio del governatore uscente e le agenzie federali, tra cui il Servizio forestale degli Stati Uniti e il Dipartimento degli interni, che sovrintendono entrambi al suolo pubblico su cui è stata costruita la barriera.
Nonostante tutta l’acrimonia che circonda la politica dell’immigrazione, la maggioranza degli americani sostiene due obiettivi: dare agli immigrati privi di documenti che sono arrivati negli Stati Uniti da bambini, i dreamers, una forma di legalizzazione; e proteggere il confine meridionale del Paese. Con solo pochi giorni che rimangono in questa legislatura l’Amministrazione Biden ha l’opportunità di realizzare un importante passo in questa direzione. Una proposta dei senatori Thom Tillis, repubblicano e Kyrsten Sinema, indipendente, pianifica la strada per la cittadinanza per circa 2 milioni di immigrati privi di documenti, noti come Dreamers, che sono stati portati negli Stati Uniti da bambini e che hanno vissuto nel paese per gran parte della loro vita. Nella proposta verrebbe esteso il Title 42 per almeno un anno per dare ai funzionari gli strumenti necessari per allentare la pressione al confine.
La proposta inoltre affronta le pecche dell’attuale sistema di asilo che causano lunghi ritardi e incoraggiano i migranti a correre rischi sempre maggiori per entrare, finanziando più funzionari e giudici che si occupano delle richieste di asilo. Autorizzerebbe anche nuovi centri di elaborazione per i richiedenti asilo. E fondi aggiuntivi sarebbero destinati all’assunzione di più agenti della polizia di frontiera e all’aumento della paga degli attuali dipendenti.
Tutto sommato, secondo quanto scritto nel disegno di legge, il piano costerebbe fino a $40 miliardi di dollari. Sebbene in passato i tentativi per una riforma sull’immigrazione siano tutti falliti, c’è motivo di credere che questa volta sia diverso sia per la reale urgenza della situazione, sia per la componente politica in uscita da questa legislatura con molti repubblicani moderati più aperti ad una soluzione piuttosto che a continuare le sterili schermaglie al Congresso.
Tillis e Sinema devono trovare almeno 10 voti repubblicani al Senato per superare un potenziale ostruzionismo. E neanche il sostegno alla proposta è garantito dalla maggioranza democratica alla Camera perchè il disegno di legge Sinema-Tillis prevede di ridurre la quota dei migranti che chiedono asilo in modo da ridurre la moltitudine di richieste e nello stesso tempo espellendo un maggior numero di persone che sono entrate illegalmente nel Paese.

Misure che si scontrano con i progressisti al Congresso, alcuni dei quali hanno già annunciato la loro opposizione. “Nonostante ciò la realtà politica prende il sopravvento – scrive il Washington Post – perché i democratici possono immaginare fino a 2 milioni di dreamers che finalmente risolvono il loro status e i repubblicani possono aspettarsi di vedere un serio modo per controllare il confine. Allo stesso tempo, nessuna delle due parti ottiene tutto ciò che vuole. Questo è il segno di un buon compromesso”.
E le recenti votazioni a Camera e Senato sia per le unioni tra persone dello stesso sesso che per il rinvio della scadenza per lo shutdown federale che avrebbe comportato la sospensione di molte attività del governo, dimostrano che il buonsenso sta prendendo il sopravvento. Da vedere ora che succederà nei prossimi giorni, soprattutto alla Camera dove infuria la lotta interna nel partito repubblicano per la scelta dello speaker.
Gli estremisti di destra hanno messo per ora sotto scacco Kevin McCarthy, diventato parafulmine dei loro veleni interni. Una rabbia maturata dopo i modesti risultati delle elezioni di Midterm quando hanno scoperto che gli elettori americani non amano gli estremisti. E forse questo è il segnale per il Congresso per tornare a fare più politica e meno barricate.