L’ex presidente cinese Jiang Zemin è morto all’età di 96 anni a causa di una leucemia e di una plurima insufficienza di organi. Presidente della Repubblica popolare cinese per un decennio, dal 1993 al 2003, è stato il perno della terza generazione dei leader del Partito comunista, guidando il paese sulla base della teoria delle “Tre rappresentanze” e costruendo un’economia di mercato mantenendo il primato del Partito, ma aprendo al mondo imprenditoriale.
Nato nel 1926, dopo l’università – con studi anche in Unione sovietica – Jiang Zemin si trasferì a Shanghai e della megalopoli diventò sindaco nel 1985. L’ascesa nel partito comunista lo portò a ricoprire con il tempo cariche di maggiore rilievo, fino a quando nel 1989 si pose in linea di massima intransigenza nei confronti delle proteste di Tienanmen e ottenne la guida del partito, trampolino verso la presidenza.
Quando Jiang prese la guida, la Cina era ancora nelle prime fasi della modernizzazione economica e quando si ritirò, nel 2003, il Dragone era membro dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO), si era assicurato le Olimpiadi del 2008 di Pechino e il Paese era sulla buona strada per diventare una superpotenza, guardando con ottimismo verso il mondo esterno.
Assente al XX Congresso del Pcc di ottobre, con le indiscrezioni che lo davano già alla prese con la malattia, Jiang lascia la moglie Wang Yeping e due figli.