Non si era mai sentito il presidente degli Stati Uniti parlare così.
Sono parole pesanti e gravi anche in vista del summit del G20 a Bali in Novembre. “Per la prima volta dai tempi della crisi dei missili a Cuba c’è la minaccia di un ‘Armageddon’ nucleare”.
Lo ha detto Joe Biden durante un evento elettorale a New York. “Putin non scherza quando parla del possibile uso di armi nucleari, chimiche o biologiche, perché il suo esercito è in difficoltà” ha aggiunto. Nel frattempo il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky ha annunciato che dal primo ottobre oltre 500 chilometri quadrati di territorio e dozzine di insediamenti sono stati liberati nella regione di Kherson: “Verrà sicuramente il giorno – ha detto – in cui riferiremo anche dei successi militari nella regione di Zaporizhzhia, in quelle aree che sono ancora controllate dai russi. Verrà il giorno in cui parleremo anche della liberazione della Crimea. Questa prospettiva è ovvia”.
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite rimane paralizzato dai veti incrociati anche sulle minacce missilistiche della Corea del Nord. Le dimostrazioni delle donne in Iran raffreddano e irrigidiscono i negoziati sul nucleare. Forse non è iniziato il conto alla rovescia ma qualcuno con spregiudicatezza e cinismo vuol giocare con una carta devastante mentre sarebbe necessario trovare forse forse le condizioni per una Yalta del ventunesimo secolo, magari per aggiustare e ce ne sono stati gli errori della prima.