La tregua estiva, peraltro bruscamente interrotta dalla perquisizione nella residenza dell’ex presidente in Florida e dalla successiva battaglia legale che ne è scaturita, ha oscurato le numerose vicissitudini giudiziarie in cui Donald Trump è invischiato. Procedimenti legali sia per i tentativi dell’ex presidente di ribaltare il risultato elettorale dopo che l’elettorato lo ha bocciato, sia per la gestione della sua holding, la Trump Organization, rinviata a giudizio per aver frodato il fisco.
Il tutto mentre la Commissione d’Inchiesta della Camera, che indaga sul tentativo insurrezionale del 6 gennaio 2021, sta mettendo in calendario le ultime udienze pubbliche prima di terminare i lavori e rilasciare il rapporto conclusivo. I parlamentari della Commissione d’inchiesta si sono riuniti oggi per stabilire le date. Per ora si sa che una delle udienze si concentrerà sulle raccomandazioni della Commissione sulle misure da adottare affinchè ciò che è avvenuto il 6 gennaio 2020 non si ripeta più.
Un gran finale prima delle elezioni di Mid Term dell’8 novembre in cui gli elettori voteranno per rinnovare l’intera Camera dei Rappresentanti e un terzo del Senato. Una battaglia elettorale in cui i repubblicani hanno come primo obiettivo, se dovessero conquistare la maggioranza, di sciogliere la commissione d’inchiesta della Camera.
Ieri sera è partita una raffica di mandati di comparizione legati alle inchieste federali avviate dal Dipartimento della Giustizia sui tentativi di Donald Trump per cambiare i risultati delle elezioni del 2020. Trenta persone che dovranno spiegare agli inquirenti, testimoniando sotto giuramento davanti ai grand jury federali, le manovre dietro le quinte sul tentativo insurrezionale e sulla strategia preparata a tavolino dagli avvocati di Trump, Rudy Giuliani e John Eastman, per mandare falsi Grandi Elettori a Washington nel tentativo di rinviare la certificazione della vittoria elettorale di Biden.

Il piano avrebbe avuto bisogno del consenso del Vicepresidente Mike Pence, che però non si prestò alla frode. E per questo la commissione d’Inchiesta sul 6 gennaio vorrebbe interrogarlo, così come i commissari vorrebbero sentire anche l’ex presidente. Le richieste, almeno ufficialmente, non sono state fatte, ma vengono prese in considerazione. Molti dei più stretti assistenti di Trump e Pence che presero parte alle riunioni sono stati invece già interrogati.
La raffica di mandati di comparizione spiccati ieri ha segnato una significativa escalation nelle indagini del Dipartimento di Giustizia sulle origini della rivolta del Campidoglio del 6 gennaio 2021 e altri presunti tentativi di fermare il trasferimento del potere all’allora presidente eletto Joe Biden.
Secondo il Washington Post il Dipartimento di Giustizia sta esaminando come sono stati raccolti e spesi i soldi per i tentativi di ribaltare le elezioni del 2020; manovre per presentare al Congresso falsi elettori “alternativi” provenienti da stati in cui Trump aveva perso; e la manifestazione “Stop The Steal” tenutasi all’Ellisse, adiacente al Campidoglio il 6 gennaio, minuti prima della rivolta del Campidoglio.

Il bersaglio dei mandati di comparizione sono dipendenti e responsabili per la campagna elettorale di Trump e il Comitato nazionale repubblicano.
Secondo CBS News uno degli aiutanti di Trump, Will Russell, ha ricevuto il mandato di comparizione la scorsa settimana. Il New York Times, invece, ha riferito la scorsa settimana che anche gli ex aiutanti senior della Casa Bianca, Stephen Miller e Brian Jack sono stati chiamati a testimoniare. Gli agenti hanno notificato i mandati mercoledì e giovedì e in due casi, oltre alla notifica della convocazione hanno eseguito mandati di perquisizione sequestrando i telefoni cellulari. Non è stato specificati a chi questi telefoni appartenessero.
“Nei mandati di comparizione è stato richiesto loro di fornire tutti i documenti e qualsiasi comunicazione avvenuta con Rudy Giuliani, John Eastman, Sidney Powell e Bernie Kerik”, ha detto uno degli avvocati il cui cliente ha ricevuto il mandato di comparizione, il quale ha aggiunto che il suo assistito dovrà andare il 23 settembre presso il tribunale distrettuale di Washington. Tra i destinatari dei mandati anche Amy e Kylie Kremer, madre e figlia, che dovranno spiegare la loro richiesta per il permesso del National Park Service per la manifestazione del 6 gennaio 2021. Entrambe fanno parte di Women for America First, che sul suo sito web dice ai visitatori di “Aiutaci a combattere contro il Comitato del 6 gennaio e il DOJ!”.

Secondo altre indiscrezioni, peraltro non confermate, altri mandati di comparizione sarebbero stati emessi per l’ex speaker della Camera, Newt Gingrich, e per Ginni Thomas, attivista conservatrice legata alle frange estreme del partito repubblicano e moglie del giudice della Corte suprema Clarence Thomas.
Infine a New York gli avvocati della holding di famiglia dell’ex presidente Donald Trump, la Trump Organization, hanno chiesto un rinvio dell’inizio del processo dopo che il co-imputato e Chief Financial Officer della società, Allen Weisselberg ha patteggiato il suo verdetto di colpevolezza. Il giudice della Corte Suprema di Manhattan, Juan Merchan, ha respinto la richiesta e il processo inizierà il 24 ottobre. “Senza altre scuse”, ha detto il magistrato agli avvocati.
Weisselberg, 75 anni, che una volta si è descritto come “gli occhi e le orecchie” di Trump nella sua azienda, si è dichiarato colpevole di frode fiscale e altri 15 reati finanziari lo scorso 18 agosto in cambio di una pena detentiva più leggera di quella che avrebbe ricevuto se fosse stato riconosciuto colpevole. Nel patteggiare il suo verdetto Weisselberg dovrà testimoniare per l’accusa.
Dichiarandosi colpevole, il CFO assunto da Fred Trump negli anni ’70, ha ammesso di aver evaso l’imposta sul reddito per almeno 1,7 milioni di dollari. Nello Stato di New York una società, oltre agli amministratori, può essere incriminata penalmente. Se la Trump Organization dovesse essere condannata rischierebbe pesantissime sanzioni pecuniarie.
La società, che ha una lunga storia di vicende giudiziarie per discriminazione, è anche indagata dall’ufficio del procuratore generale dello stato, Letitia James, in una vertenza civile per alcuni beni immobiliari dati in garanzia per i prestiti bancari che venivano gonfiati nel loro valore nelle stime presentate alle banche e venivano ridotti all’osso nella valutazione per il fisco.