Per sei mesi quella linea telefonica tra Russia e Stati Uniti è rimasta in silenzio. Poi, oggi, uno squillo.
Si vociferava molto sul colloquio tra Antony Blinken e il ministro degli esteri russo Serghej Lavrov. C’era incertezza sulla data, sulle modalità e sugli argomenti. Ma alla fine i due si sono parlati.
Gli Stati Uniti hanno fatto pressioni per far sì che il Cremlino accetti la proposta dell’amministrazione Biden per il rilascio di Brittney Griner e Paul Whelan, detenuti in Russia. “Abbiamo avuto una conversazione franca e diretta – ha detto Blinken – e ho insistito perché Mosca accetti la proposta che abbiamo presentato”.
Ora la palla è passata ai russi, che dovranno per forza di cose fornire una risposta. Il piano, ideato da diverse settimane ma reso noto soltanto tre giorni fa dal dipartimento di stato, non è stato rivelato nel dettagli, ma si presume preveda lo scambio dei due americani detenuti con altrettanti prigionieri russi negli Usa. Putin, che prima chiedeva solo Viktor Bout, condannato a 25 anni nel 2012 dopo una travagliata estradizione dalla Thailandia, ora rivuole anche Vadim Krasikov, ex collonello dell’agenzia di intelligence che attualmente sta scontando un ergastolo per l’omicidio del combattente ceceno Zelimkhan “Tornike” Khangoshvili, ucciso a Berlino nel 2019.
Le richieste di Mosca creano però una situazione di stallo. Krasikov è detenuto in Germania, elemento che sposta la trattativa su un altro tavolo e la sua richiesta di liberazione è stata giudicata “non legittima” perché passata attraverso canali informali dei servizi segreti. Un modo di trattare ben diverso dall’ufficialità delle proposte presentante dalla Casa Bianca.

Si è poi parlato tanto di guerra. Blinken ha ribadito ancora una volta che il mondo “non riconoscerà mai un’eventuale annessione dell’Ucraina”, minacciando nuove sanzioni e “altri costi”.
Altrettanto ferma la posizione di Lavrov, che ha sottolineato, pur parlando della necessità di una normalizzazione nei rapporti con Washington, come Mosca in Ucraina intenda ottenere i suoi obiettivi attraverso “l’operazione speciale” e osservando rigorosamente il diritto internazionale.
Blinken ha poi premuto sul collega affinché la Russia onori l’accordo sul grano raggiunto grazie alla mediazione della Turchia e lasci partire le navi ucraine bloccate nei porti. Lavrov ha rimpallato le accuse sulla crisi alimentare, rinfacciando al segretario di stato americano come gli Usa non mantengano le promesse sulle esenzioni dalle sanzioni per le esportazioni di alimenti dalla Russia.

“La situazione alimentare globale è complicata dalle sanzioni statunitensi”, ha fatto presente Lavrov a Blinken. Non sarà facile, considerato anche che a poche ore dalla telefonata il segretario di stato americano ha annunciato nuove sanzioni contro due individui e quattro entità russe accusate di aver sostenuto “le operazioni maligne del Cremlino per influenzare il processo democratico ed elettorale” negli Stati Uniti e in altri Paesi, tra i quali l’Ucraina.
La telefonata con Lavrov non è l’inizio di un “negoziato” sull’Ucraina, aveva detto Blinken nell’annunciare la telefonata. Così è stato, ma la chiamata è servita almeno per riaprire una linea di comunicazione tra Mosca e Washington che sembrava non volersi riattivare.