C’è la Florida nei prossimi vent’anni di Ghislaine Maxwell, condannata per aver procurato ragazze adolescenti al finanziere Jeffrey Epstein che ha poi abusato di loro.
La sessantenne è stata trasferita in un carcere definito “di bassa sicurezza”, l’FCI Tallahassee, che ha già ospitato famose criminali come la spia russa Maria Butina e Jihad Jane Colleen LaRose e in cui potrà imparare l’orticoltura, la cosmetologia e insegnare yoga: sarà rilasciata il 17 luglio 2037.
Ghisline, figlia del barone dell’editoria Robert Maxwell, era detenuta presso il Metropolitan Detention Center di New York dal suo arresto nel luglio 2020, ma i suoi avvocati, per permetterle di uscire, hanno più volte denunciato le condizioni del carcere di Brooklyn definendole “riprovevoli”.
Secondo la loro ricostruzione dai tratti cinematografici, in cella Maxwell veniva sottoposta a una sorveglianza così invasiva da “rivaleggiare con le scene di prigionia del dottor Hannibal Lecter” del film Il silenzio degli innocenti.
Si è parlato di privazioni di acqua, di cibo infestato dai vermi, di ratti vicino al letto, di liquami putridi e di guardie che, per impedirle di dormire, le puntavano negli occhi la torcia ogni 15 minuti.
I legali hanno perciò chiesto che la pena venisse scontata all’FCI Danbury nel Connecticut, un carcere di “minima sicurezza” che è stato d’ispirazione per la serie di successo targata Netflix Orange Is the New Black. In effetti, il centro penitenziario è stato descritto dagli esperti come “Disneyland”, se paragonato all’istituto di Brooklyn.
Alison Nathan, che ha supervisionato il processo Maxwell, aveva raccomandato che la donna fosse trasferita all’FCI Danbury, ma alla fine la decisione è stata presa dal Bureau of Prisons.
A giugno, i pubblici ministeri avevano chiesto a gran voce che la britannica scontasse almeno 30 anni di carcere. Un numero spaventoso, rispetto ai 5 voluti dalla difesa. Alla fine, l’accordo è arrivato a metà strada: vent’anni, anche se gli avvocati hanno continuato a sostenere che fosse “una parodia della giustizia per lei dover affrontare una sentenza che sarebbe stata appropriata per Epstein”.
Nella loro richiesta di clemenza, i legali della Maxwell hanno anche portato come prova le minacce subite dalla donna durante il periodo di detenzione newyorkese, quando una detenuta avrebbe minacciato di ucciderla sostenendo che altri 20 anni di carcere sarebbero valsi il denaro che avrebbe ricevuto per il suo omicidio.
Nell’arringa si è fatto poi riferimento all’infanzia emotivamente difficile dell’imprenditrice, che avrebbe subito violenza per mano del padre e sarebbe perciò stata condotta a farsi influenzare da Epstein, arrestato nel 2019 per traffico sessuale e trovato morto in un carcere di New York mentre attendeva il processo.
La sentenza ha avuto luogo a quasi tre mesi dal secco “no” del giudice alla richiesta della Maxwell di ottenere un nuovo processo, dopo le rivelazioni che un giurato, nel suo caso, non avesse rivelato gli abusi sessuali subiti durante l’infanzia.
Ghislaine si è sempre dichiarata innocente, ma nonostante ciò la condanna è arrivata il 29 dicembre, dopo una discussione in tribunale durata sei giorni.