Alla fine ha detto basta. “Voglio annunciarvi che questa sera rassegnerò le mie dimissioni nelle mani del presidente della Repubblica”.
Queste le parole del presidente del Consiglio Mario Draghi davanti al Consiglio dei ministri convocato d’urgenza alle 18.15 dopo un lungo colloquio avuto poco prima al Quirinale con Sergio Mattarella.
“Le votazioni di oggi in Parlamento sono un fatto molto significativo dal punto di vista politico”, ha aggiunto. Poco prima, di fronte al suo governo, aveva fatto sapere che “dal mio discorso di insediamento in Parlamento ho sempre detto che questo esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma su cui le forze politiche avevano votato la fiducia. Questa compattezza è stata fondamentale per affrontare le sfide di questi mesi. Queste condizioni oggi non ci sono più”.
Un quarto d’ora è bastato al Premier per dare la notizia ai capi dei vari dicasteri, ringraziandoli “per il vostro lavoro e i tanti risultati conseguiti. Dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo raggiunto, in un momento molto difficile, nell’interesse di tutti gli Italiani”.
Una volta salito al Colle però, il Presidente della Repubblica non ha accolto le dimissioni e ha invitato il Presidente del Consiglio a presentarsi al Parlamento per rendere comunicazioni, affinché si effettui, nella sede propria, una valutazione della situazione che si è determinata a seguito degli esiti della seduta svoltasi oggi al Senato.

Le primissime reazioni alla notizia arrivano dal Partito Democratico, che non si rassegna alla fine della guida dell’ex banchiere e chiede si lavori “perché mercoledì alle Camere si ricrei la maggioranza e il Governo Draghi possa ripartire. Il Paese piomba in una crisi gravissima che non può permettersi”.
Della stessa linea anche il fondatore di Italia Viva Matteo Renzi, che su Facebook rimarca come “Draghi abbia fatto bene, rispettando le Istituzioni: non si fa finta di nulla dopo il voto di oggi. I grillini hanno fatto male al Paese anche stavolta. Noi lavoriamo per un Draghi-Bis da qui ai prossimi mesi per finire il lavoro su PNRR, legge di Bilancio e situazione ucraina”.
Chiede invece a gran voce le elezioni Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia e attualmente (stando ai sondaggi) prima forza politica del Paese. “Gli unici responsabili si chiamano Fratelli d’Italia – ha detto parlando alla Festa dei Patrioti a Palombara Sabina – siamo gli unici che hanno tenuto fede agli impegni presi. Non puoi fare nulla di buono se vai al governo con gente che la pensa all’opposto del tuo, i compromessi saranno fatti sempre al ribasso”. Poi aggiunge: “È ora di dare libertà ai cittadini di votare. Dobbiamo chiedere al capo dello Stato che questo parlamento venga sciolto, l’art. 88 della Costituzione dice che il presidente può sciogliere le Camere quando ravvisa troppa distanza tra Palazzo e quello che vogliono i cittadini e oggi la distanza è siderale”.

Un po’ più cauta la Lega. Il partito di Matteo Salvini, in una nota pubblicata sui canali ufficiali, ricorde come “La Lega sia stata leale, costruttiva e generosa per un anno e mezzo, ma da settimane il presidente Draghi e l’Italia sono vittime dei troppi No del Movimento 5 Stelle e delle forzature ideologiche del Partito Democratico. La Lega, unita e compatta anche dopo le numerose riunioni di oggi, condivide la preoccupazione per le sorti del Paese: è impensabile che l’Italia debba subire settimane di paralisi in un momento drammatico come questo, nessuno deve aver paura di restituire la parola agli italiani”.
Se si andasse al voto oggi, stando alle ultime rilevazioni effettuate da Swg per il TgLa7, il partito della Meloni si conferma in testa con il 23,5% delle preferenze, seguito dal Partito Democratico al 21,7% e dalla Lega al 14,5%. Quarto il Movimento 5 Stelle fermo all’11,5%, mentre sotto la soglia del 10% si trovano Forza Italia (7,8%), l’alleanza tra Azione e +Europa (5%) e quella tra Verdi e Sinistra Italiana (3,9%).
Più in basso Italia Viva al 2,6%, Mdp-Articolo 1 al 2,2%, Italexit con Paragone al 2,2%, Noi con l’Italia all’1%, Alternativa all’1% e le altre liste, complessivamente, al 3%.