Sette decessi, di cui solo quattro identificati, 8 feriti e più di 15 persone disperse delle quali non si hanno notizie. Sono questi i drammatici numeri elencati dal presidente della Provincia Autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, in un breve punto stampa presso il centro di coordinamento dei soccorsi sulla Marmolada ad Alba di Canazei, dopo il crollo di un enorme seracco che ha travolto gli escursionisti impegnati in una scalata.
Tre delle quattro vittime di cui attualmente si conosce l’identità sono italiane, del Veneto. Due di loro, un vicentino e un trevigiano, sono guide alpine. Risulta disperso anche un uomo di circa 50 anni di Alba di Canazei.
A rendere difficili le operazioni è stato, nel pomeriggio, un nuovo piccolo crollo di ghiaccio. L’incertezza regna ancora sovrana e sono già molte le famiglie che stanno reclamando la mancanza di contatto con parenti e amici. Nel frattempo, due pazienti ricoverati all’ospedale Santa Chiara di Trento sono in gravi condizioni. Si tratta di una donna di 29 anni e un uomo di 33 di Pergine Valsugana. In fin di vita anche due escursionisti tedeschi di 67 e 58 anni.

“È stata una carneficina inimmaginabile – riferiscono sia i soccorritori che le autorità presenti allo stadio Gianmario Scola di Alba di Canazei, dove è in corso l’iter per il riconoscimento da parte dei parenti delle vittime del crollo – alcuni corpi sono così deturpati che saranno identificati solo attraverso l’esame del Dna”.
Il disastro è avvenuto in una giornata che ha registrato temperature record (circa 10° C) sulla sommità del ghiacciaio. “Una valanga di neve, ghiaccio e roccia ha colpito un sentiero di accesso in un momento in cui c’erano diverse cordate, alcune delle quali sono state spazzate via”, ha detto la portavoce dei servizi di emergenza Michela Canova.
Sul luogo della tragedia è arrivato anche il Presidente del Consiglio Mario Draghi, atterrato a Verona e spostato in elicottero a Canazei, dove ha dichiarato “Oggi l’Italia piange queste vittime e tutti gli italiani si stringono con affetto. Questo è un dramma che certamente ha delle imprevedibilità, dipende però dal deterioramento dell’ambiente e dalla situazione climatica. Il Governo deve riflettere su quanto accaduto e prendere provvedimenti, perché tutto ciò abbia una bassissima probabilità di succedere e anzi venga evitato”.
A lui si è aggiunto l’appello del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, secondo cui la drammatica vicenda è un “elemento simbolico di quello che il cambio climatico se non governato sta producendo nel mondo. Richiede piena collaborazione di tutti sennò non è governato. Ci sono Paesi che non si impegnano. Occorre richiamare tutti ad assumere impegni ulteriori”.
Secondo un rapporto di marzo del Gruppo intergovernativo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (IPCC), lo scioglimento del ghiaccio e della neve è una delle 10 principali minacce causate dal riscaldamento globale, che sconvolge ecosistemi e infrastrutture. L’IPCC ha affermato che i ghiacciai in Scandinavia, nell’Europa centrale e nel Caucaso potrebbero perdere tra il 60 e l’80% della loro massa entro la fine del secolo.
Il ghiacciaio della Marmolada è il più esteso della catena montuosa delle Dolomiti. Soprannominato “la regina delle Dolomiti”, alimenta il fiume Avisio e si affaccia sul Lago di Fedaia nella provincia autonoma italiana di Trento. “Per settimane – racconta l’esperto Renato Colucci – le temperature in quota sulle Alpi sono state ben oltre i valori normali”. Un termometro elevato come causa della produzione di una grande quantità d’acqua dal ghiacciaio in scioglimento, che si è accumulata sul fondo e ne ha causato il collasso.
Brutte notizie, sempre in tema di scalate, arrivano anche dal Cervino, vetta valdostana al confine con la Svizzera. Due alpinisti, probabilmente di nazionalità elvetica, sono morti a seguito di una caduta. I loro corpi sono stati recuperati questa mattina dal Soccorso alpino valdostano e trasportati a Cervinia.

Secondo le prime ricostruzioni, sarebbero precipitati per circa 400 metri, nonostante fossero ben attrezzati e procedessero legati nella zona del Colle del Leone (3.581 metri). L’allarme per il mancato rientro è stato dato dalle autorità svizzere, ma non ci sono al momento testimoni dell’accaduto: uno potrebbe essere scivolato, portando con sé, nel vuoto, il compagno di cordata, oppure potrebbero essere stati colpiti da una pietra.
Le procedure di identificazione sono ancora in corso, perché delle due vittime non sono stati trovati documenti, ma uno dei due alpinisti potrebbe avere, secondo le prime informazioni, 29 anni. Non si conosce inoltre al momento quando possa essere accaduto l’incidente: su questo punto i familiari potrebbero fornire informazioni utili riguardo all’itinerario seguito. L’unico elemento noto è una prenotazione, per sabato sera, al rifugio Capanna Carrel (3.830 metri), però non si sa se l’abbiano effettivamente raggiunto e se procedessero in salita o in discesa. Gli accertamenti sono affidati al Soccorso alpino della guardia di finanza di Cervino.