Il prossimo 16 giugno, studenti e docenti di giurisprudenza dell’Università di Denver si recheranno al Museo Civico Filangieri di Napoli per prendere visione della corrispondenza tra l’illuminista napoletano Gaetano Filangieri ed il costituente americano Benjamin Franklin, incontro al quale prenderà parte anche il prof. Antonio Giordano, membro del Board of Directors della National Italian American Foundation, nonché alcuni studenti e docenti di giurisprudenza dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. Ma come nacque tale carteggio e perché continua, a 240 anni dal suo avvio, a suscitare tanto interesse?
“Il nostro Franklin … mi mostrò desiderio di leggere la di lei opera … e già mi dice di aver incominciato a gustare le di lei dottrine che trova esposte con ‘molta chiarezza e precisione’ … Mi commette di dirle che aspetta con ansietà il tomo che tratterà della legislazione criminale … Ella scriva di buon inchiostro, perché dee rendersi utile ad un’intiera nazione, la quale figura oggi tra tutte le altre che coprono da molti secoli la faccia dell’universo.”
Con tali parole, l’11 settembre 1781, il diplomatico del Regno delle due Sicilie Luigi Pio informava Filangieri dell’interesse di Franklin per la sua opera più celebre, La scienza della legislazione, i cui primi due volumi erano stati pubblicati a Napoli l’anno precedente. Franklin si trovava a Parigi in qualità di ambasciatore presso la corte di Luigi XVI per conto degli Stati Uniti d’America. Tra Filangieri and Franklin scaturì una celebre corrispondenza, che si protrasse dal 1782 al 1787, anno della Convenzione di Filadelfia e della prematura scomparsa di Filangieri.
Diversi studiosi si sono soffermati sull’influenza del pensiero di Filangieri su quello di Franklin e, attraverso quest’ultimo, sul processo costituente americano. Del resto, nella sua ultima lettera a Filangieri, con data 14 ottobre 1787, Franklin, allora presidente dello Stato della Pennsylvania, inviò a Filangieri una copia della Costituzione degli Stati Uniti come segno di riconoscenza per “il preziosissimo lavoro” del Filosofo napoletano, che a sua volta era stato ispirato dai principi e gli ideali della Rivoluzione americana.

La corrispondenza Filangieri-Franklin simboleggia quindi il punto d’avvio di un confronto tra italiani e americani su alcuni valori condivisi, illustrati ne La Scienza della Legislazione e di immutata attualità ai nostri giorni.
Il primo di tali valori è la tutela dei diritti umani, o per dirla con Filangieri, dei “diritti involabili dell’umanità e della ragione”. Tali “diritti” sono strettamente legati al tema della “felicità pubblica” che sottende La Scienza della legislazione, in quanto vi si legge che “le buone leggi sono l’unico sostegno della felicità nazionale”. Del pari, la “ricerca della felicità” è uno dei “diritti inalienabili” in nome del quale le tredici Colonie americane si dichiararono “Stati liberi ed indipendenti” dalla Corona britannica il 4 luglio 1776.
Per Filangieri, la tutela dei diritti umani doveva essere assicurata da una costituzione posta al di sopra della legislazione stessa: “La legislazione … non deve né può distruggere la costituzione”, perciò “bisognerebbe fare un piccolo codice a parte delle vere leggi fondamentali, che determinassero la vera natura della Costituzione, i diritti e i limiti dell’autorità”. Il primato sulle altre fonti del diritto fu espressamente sancito nella Costituzione degli Stati Uniti del 1787, i cui primi dieci emendamenti, noti come Bill of Rights, imposero ai poteri pubblici dei limiti a garanzia dei diritti e delle libertà individuali.
Filangieri avvertiva nitidamente l’esigenza di proteggere la costituzione dagli abusi da parte dei vari poteri: “né l’uso, né gli esempi, né le concessioni, né le carte possono dare a’ re, a’ magistrati, a’ nobili un dritto che è contrario alla libertà del popolo, alla sicurezza del cittadino, all’interesse della nazione, la felicità della quale deve sempre essere la suprema legge”. Per questo Francesco Mario Pagano, amico di Filangieri, introdusse nella Costituzione napoletana del 1799 il Corpo degli Efori, con il compito “di richiamare ciascun potere ne’ limiti e doveri rispettivi, cassando ed annullando gli atti di quel potere che li avesse esercitati oltre le funzioni attribuitegli dalla costituzione”. Il Corpo degli Efori non entrò mai in funzione, a causa della breve vita della Repubblica napoletana. Ma appena quattro anni dopo, con la sentenza Marbury v. Madison, la Corte Suprema degli Stati Uniti enunciò un “principio che dovrebbe essere comune a tutte le costituzioni scritte” e cioè “che una legge contraria alla costituzione è invalida”.
Il secondo valore condiviso è quello della pace, per la quale Franklin lavorò incessantemente durante il proprio soggiorno a Parigi: “Spero … che l’umanità avrà un giorno … sufficiente ragione e giudizio per risolvere le proprie controversie senza tagliare gole: perché, a mio avviso, non vi è mai stata una buona guerra o una cattiva pace”, si legge in una delle sue lettere. Ed è proprio all’opera di Franklin che si deve il Trattato di pace di Parigi del 1783, in cui la Gran Bretagna riconobbe le tredici (ex) colonie come “Stati liberi, sovrani ed indipendenti”.

Il tema della pace è ugualmente centrale in Filangieri, secondo il quale i sovrani di tutto il mondo erano invece pervasi da una vera e propria “mania militare”: “trovar la maniera di uccidere più uomini nel minor tempo possibile”. Questo è l’appello che il Filosofo campano rivolgeva perciò ai principi d’ogni luogo: “Rinunciate, dunque, a questo spirito di rivalità e di gelosia. Combinate i vostr’interessi e i vostri vantaggi con quelli delle altre nazioni.… Rompete questi argini crudeli, abborrite queste distinzioni assurde di nazione con nazione, funesti avanzi degli antichi pregiudizi della barbarie, sempre distruttivi, ma oggi disonoranti per un secolo che si crede illuminato e che infatti dovrebbe esserlo”.
Il terzo valore condiviso è quello dell’istruzione pubblica, al quale Filangieri dedicò una parte de La Scienza della Legislazione, in cui teorizzò la necessità di un’istruzione obbligatoria universale: “Un popolo può … godere d’una certa prosperità in mezzo all’ignoranza finché è fanciullo; ma egli non può … conservarla nella virilità … senza quelle cognizioni e quei lumi che l’istruzione pubblica somministra ed espande”.
Nel “piano di studi” proposto da Filangieri, grande importanza rivestiva l’insegnamento delle lingue straniere, ritenute una premessa indispensabile per favorire la reciproca comprensione tra i popoli. Attualissime, poi, le considerazioni di Filangieri sulla docenza universitaria: “il professore … non dovrebbe montare sulla cattedra per comunicare con un’orazione continua ciò che potrebbe con uguale utilità manifestare e pubblicare co’ sui scritti, ma conversare coi giovani … incoraggiare lo spirito di congettura … distruggere il pregiudizio … alimentare la curiosità senza tormentare l’ingegno”.
Anche Franklin riteneva l’istruzione “il più solido fondamento della felicità delle famiglie e delle nazioni”. Promosse perciò la fondazione della Philadelphia Academy nel 1751, da cui sorse, quarant’anni dopo, la University of Pennsylvania, la prima negli Stati Uniti ad assumere ufficialmente la denominazione di “università”. Così come Filangieri, Franklin non credeva nell’istruzione in senso tradizionale, ma in metodi innovativi incentrati sullo studente. Inoltre, riteneva lo studio dell’inglese e delle altre lingue moderne importante tanto quanto lo studio del latino e del greco.
“Fin dall’infanzia Filadelfia ha richiamati i miei sguardi” scriveva Filangieri a Franklin il 2 dicembre 1782 “Io mi sono così abituato a considerarla come il solo paese ove io possa essere felice, che la mia immaginazione non può disfarsi di questa idea. … I miei lavori sulla legislazione non potrebbero forse determinarvi di invitarmi per concorrere al gran codice, che si prepara nelle Province Unite d’America?”. Tale desiderio, però, non poté realizzarsi, per cui Filangieri e Franklin non si incontrarono mai.
Le lettere tra loro scambiate, del pari, sono oggi conservate a 7,204,25 chilometri di distanza: alcune sono custodite presso il Museo Civico Filangieri di Napoli, fondato dal nipote di Gaetano Filangieri nel 1882, altre presso l’American Philosophical Society di Filadelfia, fondata dallo stesso Benjamin Franklin nel 1743. Quale migliore occasione del 250° anniversario della Dichiarazione d’Indipendenza per riunire, per un’esposizione temporanea, le lettere di due pensatori i cui valori hanno accomunato italiani ed americani per più di due secoli? Lo stesso Filangieri, del resto, si considerava “cittadino di tutti i luoghi, contemporaneo di tutte le età, l’universo è la sua patria, la terra è la sua scuola, i suoi contemporanei e i suoi posteri sono i suoi discepoli”.