Circa 44.008 rifugiati ucraini sono arrivati in Italia. Lo ha riferito martedì il ministero dell’Interno: 5.000 unità in più rispetto al totale di lunedì di 38.500. Si tratta soprattutto di donne, 2.331, e ben 17.858 bambini, mentre gli uomini sarebbero 3.819. Le principali destinazioni dichiarate all’ingresso sono Milano, Roma, Napoli e Bologna.
Martedì l’Agenzia nazionale per la sicurezza informatica italiana ha emesso un avviso secondo cui gli effetti del conflitto in Ucraina potrebbero “pregiudicare l’affidabilità e l’efficacia” delle tecnologie dell’informazione fornite da società legate alla Russia. L’agenzia ha consigliato alle aziende italiane di “procedere con urgenza ad un’analisi dei rischi derivanti dalle soluzioni di sicurezza informatica utilizzate e di considerare l’attuazione di adeguate strategie di diversificazione”. Si riferiva in particolare ai sistemi antivirus, ai web application firewall e alla protezione degli account di posta elettronica e dei servizi cloud.
Con una circolare del 9 marzo, l’Esercito italiano ha emesso un ordine per reparti di potenziamento dell’addestramento “orientato alla guerra”, riferendosi ai “noti” eventi internazionali. Ha anche affermato che “veicoli cingolati, elicotteri e sistemi di artiglieria” dovevano essere portati e mantenuti al massimo livello di efficienza. La circolare afferma che le richieste di discarico anticipato vanno valutate con attenzione. L’esercito ha affermato che la lettera circolare era un documento “di routine” inteso solo per uso interno.
Mara Carfagna, ministro per il Sud e per la Coesione territoriale, martedì ha espresso preoccupazione per la sorte di Maria Ovsyannikova, redattore della televisione statale russa Channel One, che lunedì ha interrotto un notiziario con una protesta contro la guerra. La donna è stata arrestata dopo la protesta e non si sa dove si trovi. I suoi avvocati non sono stati in grado di mettersi in contatto con lei. “La #NoWar (protesta) di #MarinaOvsyannikova, in diretta al telegiornale, ci parla del coraggio delle donne”, ha detto Carfagna sui social. “Guerra è una parola proibita in Russia, ma la sua foto fa riflettere sull’orrore dell’attacco all’Ucraina. Siamo con lei, le autorità di Mosca sono responsabili del suo destino”.