Lyft, l’app che come Uber offre passaggi a pagamento a New York, sta indagando in queste ore l’accusa di tentato rapimento avvenuto la scorsa settimana a Brooklyn. Una donna ha scritto su Instagram di avere richiesto una corsa all’una di notte e di essere riuscita a scappare dall’autista che avrebbe tentato di rapirla, grazie all’aiuto di un secondo veicolo. La denuncia della passeggera è diventata virale e ha richiamato l’attenzione dell’azienda e delle forze dell’ordine.
“La sicurezza è fondamentale per Lyft, e i dettagli che sono stati descritti sono inaccettabili”, ha detto un portavoce dell’app. “Siamo in contatto con la passeggera per offrirle il nostro supporto ed abbiamo disattivato l’account del conducente per tutta la durata della nostra indagine interna”.
Secondo quanto raccontato sull’account Instagram di un suo amico, @sofakinglegendari, la potenziale vittima sarebbe scappata di corsa dalla macchina, dopo che il guidatore si era fermato di fianco ad un camioncino bianco. “Gli ho chiesto ‘perché ti sei fermato?’ e mi ha risposto ‘nessun motivo’. Poi ho notato il furgoncino di fianco a noi e mi sono messa a correre”, ha raccontato la passeggera. “Mi hanno rincorso, ma non sono riusciti a raggiungermi”.
Una volta al sicuro, la vittima avrebbe chiamato il servizio clienti di Lyft, ma il numero da lei chiamato non ha offerto alcun aiuto, né compassione. Secondo la dichiarazione, inoltre, la polizia avrebbe negato la possibilità di fare denuncia, in quanto Lyft non mostra la targa dopo che un passaggio è stato cancellato. Una regola che però non vale nel caso di un tentato rapimento.
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Non è la prima volta quest’anno che Lyft finisce al centro delle polemiche. Pochi giorni fa, infatti, un uomo dell’Alabama è stato arrestato in quanto principale sospettato di aver rapito e stuprato una donna l’ottobre scorso. Spacciandosi per un dipendente dell’azienda, Cardalle Bruce Osby l’aveva fatta salire in macchina per poi violentarla sessualmente nel suo appartamento.
