Si avvia a entrare nella sua seconda settimana la protesta di migliaia di camionisti canadesi contro le politiche sanitarie nazionali, che sta letteralmente bloccando Ottawa e si è estesa anche a Toronto e Québec City.
Le prime manifestazioni sono iniziate lo scorso 29 gennaio come forma di contestazione pacifica nei confronti delle misure vaccinali del Governo di Justin Trudeau. In particolare, nell’occhio del ciclone è finita la scelta di richiedere un certificato di vaccinazione anti-Covid 19 ai camionisti canadesi che fanno ritorno nel Paese, che serve a evitare loro il periodo di quarantena e la sottoposizione a tamponi molecolari di controllo.
Diverse centinaia di autotrasportatori provenienti dalla Columbia Britannica e dal resto del Canada, autodefinitisi “Convoglio della Libertà” (Freedom Convoy), si sono quindi radunati sulla strada che porta al parlamento nazionale per manifestare contro quella che viene da loro percepita come un’indebita discriminazione. A questi si sono poi uniti, principalmente a bordo dei loro SUV e/o trattori, anche altri cittadini e lavoratori che contestano in generale l’esecutivo liberale e la vaccinazione anti-Covid 19.
Per motivi precuazionali, dallo scorso sabato Trudeau e i suoi familiari sarebbero stati trasferiti dalla loro residenza della capitale (il Rideau Cottage) in un luogo segreto, secondo quanto riporta l’Independent.

Dalla manifestazione dello scorso sabato, sarebbero centinaia i veicoli rimasti fermi nel centro della capitale canadese, occupando il suolo pubblico e provocando disagi ai residenti locali. Questi ultimi consistono principalmente nell’aumento esponenziale del traffico stradale e nel timore di ritorsioni contro i negozi che adottano precauzioni anti-Covid 19, alcuni dei quali hanno preferito tenere chiuse le serrande, con i relativi contraccolpi economici.
Una parte della popolazione ha criticato la scarsa incisività delle forze dell’ordine nello sgomberare gli occupanti, in quella che alcuni di loro definiscono una situazione insostenibile. Altri cittadini hanno invece espresso solidarietà, ad esempio rifornendo i camionisti di gasolio, portando loro pasti caldi, pulendo la loro biancheria etc. Sul Web era stata persino avviata una colletta online su GoFundMe, che in poco tempo aveva raccolto più di 10 milioni di dollari. Quest’ultima, tuttavia, è stata rimossa venerdì sera su esplicita richiesta della polizia canadese.
Per sabato 5 febbraio, il corpo di polizia di Ottawa ha previsto che nella capitale saranno presenti in totale tra i 300 e i 400 camion, assieme a più di un migliaio di manifestanti. Proteste analoghe sono previste anche a Toronto, nell’Ontario, e a Québec, capitale dell’omonima provincia dove è inoltre allo studio una specifica tassa per i non vaccinati.
“Abbiamo fatto assolutamente il meglio che potessimo fare per mantenere al sicuro la città“, si è difeso Peter Sloly, capo della polizia di Ottawa. Le forze dell’ordine locali sono infatti finite sulla graticola per un atteggiamento che alcuni abitanti hanno criticato come poco risolutivo nei confronti degli occupanti. In un primo momento si era ipotizzato un intervento dell’esercito, che però è stato smentito dal premier Trudeau.
Le autorità di sicurezza cittadine hanno comunque deciso di sposare una nuova politica improntata su “aumentare e contenere” (surge and contain): nella giornata di venerdì sono state installate diverse barriere di cemento nelle principali arterie stradali cittadine. A detta di Sloly, la nuova strategia servirà a recapitare forte e chiaro il loro messaggio ai dimostranti: “L’illegalità deve finire”.