Elizabeth Holmes, ex star della Silicon Valley che aveva promesso di rivoluzionare i test del sangue con la sua start-up Theranos, è stata condannata per frode da un tribunale della California.
Dopo più di tre mesi di processo e 50 ore di deliberazione, la giuria del tribunale di San Jose l’ha dichiarata colpevole di aver ingannato gli investitori. In particolare, i giurati hanno trovato l’accordo di colpevolezza su 4 capi d’accusa, assolvendola per altri 4 e non raggiungendo un verdetto unanime sugli ultimi 3. La donna, 37enne, rischia ora di passare decine di anni dietro le sbarre.
Holmes aveva fondato Theranos nel 2003, all’età di 19 anni, promettendo strumenti diagnostici più veloci ed economici rispetto ai laboratori tradizionali. Con l’aiuto di una storia ben costruita, era riuscita in poco tempo a conquistare la fiducia di personalità di spicco e a raccogliere fondi da investitori prestigiosi attratti dal profilo di questa giovane donna, una rarità nel mondo maschile degli ingegneri californiani.

Tra i suoi sostenitori, figuravano personaggi come l’ex segretario di Stato Henry Kissinger, l’ex segretario alla difesa James Mattis e il magnate dei media Rupert Murdoch, che ha investito più di 100 milioni di dollari in Theranos. Al suo picco, l’azienda era stata valutata quasi 10 miliardi di dollari e Holmes, secondo la rivista Forbes, poteva contare su una fortuna personale di 3,6 miliardi di dollari.
Ma nel 2015, una serie di articoli del Wall Street Journal rivelarono l’inganno: la favolosa macchina promessa da Theranos non ha mai funzionato. Holmes si è difesa sostenendo che il suo sia stato un fallimento professionale, ma non una truffa. L’accusa, però, ha sottolineato che la donna abbia “scelto la frode invece del fallimento. Ha scelto di essere disonesta con gli investitori e con i pazienti. Questa scelta non è stata solo spietata, ma criminale: il punto sono le false dichiarazioni”. (Agi)