Il missionario italiano, Padre Pierluigi Maccalli e il turista italiano Nicola Chiacchio, sequestrati dai jihadisti, sono stati liberati in Mali giovedì. Il rientro dei due connazionali avverrà venerdì pomeriggio.
Di nuovo in libertà anche la cooperante francese, Sophie Pétronin, rapita a Goa alla viglia di Natale del 2016 e Soumaïla Cissé, leader dell’opposizione dell’ex governo del Mali, rapito a marzo nelle vicinanze di Timbuktu.
Gli ostaggi sono stati rilasciati dopo la scarcerazione di un centinaio di terroristi presunti o condannati. E le trattative di intelligence con i mediatori sono state particolarmente delicate, complesse e pericolose.
Ad annunciarlo lo stesso portavoce del presidente del Mali. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio su twitter ha ringraziato il personale dell’Aise (Agenzia informazioni e sicurezza esterna), che in collaborazione con le autorità e i servizi maliani hanno condotto una brillante operazione.
L’operazione ha consentito il salvataggio anche della cooperante francese Sophie Petronin e del politico maliano Soumaila Cissè. Anche il presidente francese Emmanuel Macron ha espresso “enorme sollievo” per la notizia.
Padre Pierluigi Maccalli, della Società delle Missioni Africane, era stato rapito nella notte del 17 settembre 2018 al confine con il Burkina Faso. Nicola Chiacchio, un altro connazionale italiano, turista e ciclista, era invece stato sequestrato mentre attraversava la zona nel Sahel.
Nell’aprile del 2020, in un video recapitato indirettamente all’”Avvenire”, (che riportiamo in alto) il missionario e il turista italiano apparivano ancora vivi. I due ostaggi erano notevolmente dimagriti e venivano ripresi seduti l’uno accanto all’altro. Il gruppo jihadista che aveva contattato la redazione, non si era però identificato.
La Farnesina ha lodato il lavoro dell’intelligence italiana, e ha sottolineato come “il buon esito dell’operazione, oltre a mettere in luce la professionalità, le capacità operative e di relazione dell’intelligence, ha evidenziato anche l’eccellente opera investigativa dell’Autorità giudiziaria italiana ed il prezioso lavoro svolto dalle donne e degli uomini del ministero degli Affari Esteri e dell’intera Unità di Crisi della Farnesina”.