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July 3, 2019
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Enzo Moavero al CGIE: “Siete testimoni della patria”

Il Ministro ha aperto i lavori della 43esima assemblea plenaria, accolto dal segretario Schiavone, dal direttore Vignali e dal sottosegretario Merlo

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Enzo Moavero al CGIE: “Siete testimoni della patria”

Il sottosegretario Ricardo Merlo con il ministro degli Esteri Enzo Moavero.

Time: 7 mins read

Fierezza, patria e testimonianza. Queste le tre parole che il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi ha usato questa mattina per sottolineare l’importanza delle comunità italiane all’estero. Presidente del Consiglio generale degli italiani all’estero, il ministro ha aperto alla Farnesina i lavori della 43esima assemblea plenaria, accolto dal segretario generale Michele Schiavone, dal direttore generale per gli italiani all’estero Luigi Maria Vignali e dal sottosegretario Ricardo Merlo. Presenti nella Sala Conferenze Internazionali anche gli eletti all’estero Carè, Alderisi, Schirò, Nissoli, Fusacchia, Borghese, Giacobbe, Sangregorio, Ungaro e La Marca, e il presidente della Commissione affari Esteri del senato Vito Petrocelli.

I circa 6 milioni di italiani all’estero, il 10% della popolazione residente in Italia, “hanno un peso non indifferente, sia per il ruolo che le comunità hanno nei Paesi di residenza sia dal punto di vista elettorale, come testimoniano gli eletti all’estero, sia dal punto di vista emotivo, direi, come espressione di una italianità nel mondo. Abbiamo ascoltato e cantato l’Inno di Mameli”, che tradizionalmente apre la plenaria, “un momento di comunione che evidenzia, nelle note e nell’emozione di ciascuno di noi, la nostra appartenenza alla stessa comunità”.

Ricordato che gli italiani, nei secoli, sono andati ovunque e per le più svariate ragioni, “con coraggio e portando con sé un pezzo della nostra Italia”, e citati gli italo-discendenti, una “presenza positiva, come riscontro ogni volta che viaggio, anche in Paesi lontani”, Moavero ha proseguito: “La nostra Italia e noi italiani, dal punto di vista generale, restiamo graditi, siamo guardati positivamente, con affetto, ammirazione anche, non siamo percepiti in maniera negativa. Sovente – ha aggiunto – mi sento chiedere come mai le nostre aziende non sono presenti in un determinato paese o perché non intensifichiamo i nostri rapporti, siete un paese, una comunità, mi dicono, che sa fare tutto. D’altronde restiamo la seconda grande manifattura d’Europa, talvolta primo o secondo esportatore di Europa”, ha ricordato il ministro che ha invitato a “guardare i lati positivi”, anche se, ovviamente, “abbiamo ampi margini di miglioramento”.

“Ovunque ci sia la presenza di una comunità italiana – ha continuato Moavero Milanesi – vedo tanti discendenti in posizioni importanti, nella politica, nell’economia, ma anche laddove ci sia una presenza limitata, esiste un desiderio positivo di Italia. Ciò deve renderci fieri. Ecco, una parola che usiamo poco è “fierezza” che – ha sottolineato il ministro – nella mia semantica è più vasta dell’”orgoglio”, perché non è solo coscienza positiva si sé, ma della responsabilità che ciascuno ha nel rappresentare, nella sua individualità, l’intera collettività italiana”.
“Voi e le comunità che rappresentate siete testimoni dell’Italia nel mondo”, ha aggiunto Moavero, spiegando di non aver scelto la parola “testimoniare” a caso perché, “inconsciamente o no, ogni cittadino che voi rappresentate, nella sua quotidianità, rappresenta e chiama in causa l’Italia. E allora viene in mente un altro termine un po’ desueto: Patria. Patria è la terra dei padri e delle madri, è là dove noi troviamo l’origine del nostro essere”.

“Io stesso ho vissuto 26, quasi 27 anni fuori dall’Italia, so cosa significa rimanere italiani anche all’estero, seguire le abitudini, la quotidianità, e mi rendevo conto che ciò che facevo finiva con l’essere letto come un elemento di lettura dell’Italia tutta intera”, ha osservato Moavero. “Avrò confermato o smentito degli stereotipi. Dobbiamo essere coscienti che fuori dalla Repubblica siamo testimoni della Patria”.

Concludendo, Moavero ha espresso “la gratitudine della Farnesina, mia personale e del Governo, ma credo di poter parlare a nome del Paese: voi rappresentate la nostra Italia in terre vicine e lontane, in comunità di lunga data o più recenti, cittadini elettori, discendenti dell’emigrazione che hanno costruito grandi cose, che ammiro”.

“Ancora oggi si va all’estero per lavoro”, ha annotato il ministro che non crede “al mito della fuga dei cervelli. Credo che il legame con la Patria non si perda e che esista sia il desiderio di testimoniare l’Italia sia quello di rientrare, circostanze permettendo”. Una comunità, ha concluso, rappresentata dai parlamentari eletti all’estero “molto presenti e costruttivi”.

Ringraziato il ministro per la sua presenza, Schiavone non ha mancato di riportare un “calo di attenzione” verso gli organismi di rappresentanza: “notiamo che soprattutto negli ultimi tempi i riferimenti politici, le leggi e le iniziative parlamentari per gli italiani all’estero non sono chiare. Al di là dei 18 parlamentari e delle loro prerogative, i corpi intermedi non vengono ascoltati”.

Comites e Cgie “hanno bisogno di entrare nella catena della rappresentanza compiuta”. Quel 10% “è consistente non solo dal punto di vista economico ma anche culturale: allora abbiamo l’obbligo di prenderli in considerazione. La rappresentanza vive una fase difficile e di empasse”, ha proseguito Schiavone riferendosi al taglio del numero dei parlamentari – da 18 a 12 secondo il ddl approvato dal parlamento che ora inizia l’esame per la seconda deliberazione –ma anche ai fondi insufficienti per far lavorare in modo appropriato i Comites e i Cgie, oggetto per altro di una proposta di riforma. Schiavone ha citato la promozione di lingua e cultura e il fondo istituito nel 2018 e non confermato dalla finanziaria dell’anno scorso. Infine, ha sottolineato che “per aggiornare le politiche degli italiani all’estero occorrerà convocare la conferenza Stato Regioni province Autonome Cgie: lo chiediamo con enfasi perché i lavori preparatori ai quali lavorano la Dgit e i rappresentanti di altri ministeri segnalano la volontà del Governo di convocarla quest’anno, ma ancora non sappiamo la data. Serve una data”, anche perché, ha ricordato, “l’anno prossimo ci saranno le elezioni di Comites e Cgie”, organismi, ha sottolineato concludendo il segretario generale, molto presenti e attivi anche nell’informare e guidare i nuovi arrivati all’estero, soprattutto laddove mancano sedi consolari.

Nel replicare a Schiavone, Moavero ha confermato la “massima attenzione” sua e della Farnesina, sia sulla riduzione dei parlamentari – “una misura che ha un impatto sugli eletti all’estero, che credo meriti un’attenzione specifica, così come per le minoranze linguistiche. Mi auguro che la dinamica parlamentare ne tenga conto” – sia sulla riforma del voto all’estero, voto che nel passato ha dato adito a “polemiche ricorrenti e umilianti sui brogli. Serve una riforma che garantisca massimo rigore, sicurezza del voto e del risultato”.

Quanto alla Conferenza Stato Regioni, “con il sottosegretario Merlo”, ha riferito il ministro, “abbiamo parlato con il ministro Stefani che segue la componente regioni e siamo in uno stadio avanzato per la convocazione: rispettare la scadenza di quest’anno è un impegno di Ricardo e mio. E vi assicuro che Stefani è più che sensibile sull’argomento”.

Quanto alla rete della Farnesina, sottolineata l’importanza dei consoli e il “dolore” che dà la chiusura di una sede consolare, perché “è come se chiudesse un pezzo di Italia”, Moavero ha ribadito la “sensibilità” del Maeci.

Sul fronte lingua e cultura, Moavero ha detto che sull’italiano, “lingua madre, lingua materna”, il Ministero “sta investendo moltissimo: abbiamo potenziato il lavoro con la Dante Alighieri che insieme agli IIC lavora alla promozione della nostra lingua. Tra breve qui a Roma ci sarà la riunione dei Direttori”, ha annunciato Moavero, che ha stigmatizzato “il depotenziamento della rete delle scuole italiane all’estero”, ma anche la “mancanza di una certificazione unica della lingua italiana”, su cui il ministero ha intenzione di lavorare anche nell’ottica del 2021, anniversario dantesco.

Da ultimo, il ministro ha voluto dedicare belle parole al sottosegretario Merlo: “lavora benissimo, rappresenta una punta di eccellenza degli italiani eletti all’estero”, ha detto Moavero, che concludendo, ha ribadito: “contate sul nostro impegno”. (da Aise)

Francesca La Marca durante i lavori del CGIE

Nell’Assemblea è intervenuta anche l’on. Francesca La Marca, che si è soffermata prima di tutto sulla riduzione dei parlamentari, sottolineando tra l’altro le ripercussioni negative che comporterà nella ripartizione Nord e Centro America in termini di contatto con i connazionali e di partecipazione. Replicando al sen. Petrocelli, intervenuto prima, ha contestato l’effetto devastante che avrebbe l’obbligo di prenotazione per votare per corrispondenza. Quasi una premonizione dell’abolizione della circoscrizione Estero, che pure qualcuno ha già chiesto in Parlamento. La Marca si è infine soffermata sulla complessa questione della cittadinanza, richiamando l’obbligo di certificazione del possesso linguistico per chi la richiede per matrimonio e il vuoto esistente per chi è nato in Italia e l’ha perduta per ragioni di lavoro all’estero. La parlamentare non ha taciuto alcune soluzioni innovative, ad esempio la limitazione del periodo di discendenza pur di riaprire i termini per chi è nato in Italia.

E’ intervenuta al CGIE anche l’On. Fucsia Nissoli, l’altra deputata eletta in Nord Centro America.

“Spero che si arrivi presto a fare qualcosa di concreto, delle riforme utili agli italiani all’estero, altrimenti l’unica riforma sarà quella che prevede il taglio della rappresentanza parlamentare all’estero, sulla cui nefandezza non mi dilungo, ma permettetemi di dire che se tale riforma andasse in porto sarebbe meglio eliminare completamente gli eletti all’estero e potenziare il Cgie e i Comites, perché pochi eletti all’estero non sarebbero in grado di affrontare le sfide che ci attendono”.

Quindi Nissoli ha aggiunto: “Sarebbe una barzelletta. Immaginate il Nord America che fa ripartizione unica con Africa, Asia ed Oceania? Questo si che farebbe ridere e per di più a spese degli italiani! Abbiamo bisogno di una rappresentanza credibile, fuori da conflitti di interesse, e per questo chiedo che chi ha ricoperto incarichi come Console onorario non approfitti del suo ruolo per candidarsi alle elezioni politiche, non si possono usare le istituzioni per fare carriera politica!”

Poi Nissoli ha affrontato il problema della cittadinanza: “La promozione della nostra lingua ci aiuta a mantenere vivo il legame di cittadinanza, quello che attraversa le generazioni e che oggi non ancora riesce ad avere una regola semplice per il riottenimento da parte chi l’ha perduta in seguito ad espatrio, anzi si aggiungono preoccupazioni connesse all’interpretazione del codice civile del 1865 su cui molti aspettano il pronunciamento di una Corte. A tal proposito vorrei che si facesse chiarezza in merito per fugare tutti quei dubbi che stanno attanagliando molti connazionali preoccupati anche della validità della loro cittadinanza. Chiedo, in questa sede che ci sia una risposta chiara! Così’ come bisogna risolvere quei problemi causati dalla legge sulla sicurezza che oggi richiede il superamento dell’esame B1. Abbiamo penalizzato così le famiglie degli italiani all’estero creando richiedenti di serie A e B!”

 

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