Vi ricordate la storia dei tre porcellini? Mandati nel mondo dalla mamma, si costruiscono una casa. Il primo la costruisce di paglia e il lupo se lo mangia; il secondo la fa di legno, ma il lupo riesce a distruggerla e a divorare pure lui. Il terzo capisce che deve costruire la dimora della sua vita con materiale più solido e utilizza i mattoni. Il lupo tenta di entrare dal camino, ma finisce nella pentola d’acqua bollente e muore.
E’ risaputo che il maiale sia un animale intelligente, ma chi si comporta come i maialini della favola non so se lo sia poi tanto. Berlusconi, che ha passato la vita a costruire case di mattoni, la sua casa politica l’ha fatta di paglia come un bungalow da villaggio turistico, pensando di trovarsi in un’eterna vacanza. Si divertiva talmente che ha voluto fare i fuochi d’artificio, come Nerone, e non gli è rimasto più niente. Renzi passava di là e, trovando il terreno libero, per fare in fretta ci ha messo su un prefabbricato di legno troppo piccolo per farci entrare tutte le anime del Pd. Ogni giorno Renzi riceve calci e pugni da D’Alema, Bersani e Fassina che vorrebbero sbatterlo fuori per fare i loro porci comodi, ma fortunatamente Matteo è un semidio e non soccombe. Quando però sei un semidio, hai ancora una parte umana e puoi soccombere. Achille fu colpito al tallone, che era l’unica parte del suo corpo mortale. Matteo ne ha più di una, soprattutto in testa, perché ogni giorno si fa male da solo, sparandole sempre più grosse, tra ponti e pensioni. Chi pagherà i conti, poi? Noi. Però ci sarà lavoro per tutti: i tassati diventeranno tassisti potendo attraversare Scilla e Cariddi.
Ma chi è il porcellone serio? Quello vincente? Risposta facile, direte voi: “Tra i due litiganti, il terzo gode”. Nonostante Grillo abbia cercato di fare l’animale totem che guida i giovani italici fuori dal porcile, i 5 Stelle a Roma stanno dimostrando che gli italiani non hanno ancora toccato il fondo del letamaio. Perché i grillini non sono porcellini, ma dilettanti allo sbaraglio che ti possono trascinare all’inferno.
Nonostante quello che credono i comunisti alla D’Alema, che credono ancora alle favole, il nemico non c’è: Renzi non è il lupo, come non lo era Berlusconi. Perché i nostri premier hanno una capacità di autodistruzione intrinseca.
Né c’è una lupa a rifondare Roma. Virginia Raggi ostenta sicurezza, ma di fatto è confinata nel recinto grillino: è solo l’ancella di Grillo. Ed è sempre più sola: nessuno la vuole, scappano tutti.
Miserabile donna, che pensa di starsene arroccata sul Campidoglio a starnazzare come un’oca, guardano dall’alto in basso il buio che divora Roma. La città eterna aveva la possibilità di risorgere economicamente e spiritualmente grazie alla fiaccola olimpica, simbolo del valore dell’uomo, che ormai solo nello sport appare in modo indiscutibile. Virginia ha avuto paura che il potere le sfuggisse di mano durante l’allestimento dei giochi. E questa comprimaria ha “ereditato” Roma! Alla presentazione de Le donne erediteranno la terra, avvenuta a Firenze il 21 settembre, lo scrittore Aldo Cazzullo ha sostenuto:“ Gli uomini hanno avuto sempre molta paura della libertà delle donne. L’Italia è maschilista, ma anche qui stiamo facendo tanti passi in avanti. Voi donne siete meglio di noi. Non pensiate che gli uomini non lo sappiano; lo sappiamo benissimo e sono millenni che ci organizziamo per sottomettervi, spesso con il vostro aiuto. Ma quel tempo sta finendo. È finito. Comincia il tempo in cui le donne prenderanno il potere. Lo stanno prendendo. Le donne ne faranno un uso migliore degli uomini. E li salveranno”.
Ma il titolo che Aldo Cazzullo ha dato al suo libro, edito da Mondadori, non convince. Ben l’ha sottolineato Elena Boschi: “Io sono più battagliera. Forse avrei preferito un titolo come: le donne conquisteranno la terra. Perché nessuno ce la lascerà in eredità. Tutto quello che abbiamo ce lo siamo dovute conquistare da sole. Io non so se siamo meglio degli uomini, ma di sicuro non siamo peggio”.
Finché le donne saranno una costola dell’uomo, come la Raggi di Grillo, potranno solo rimanere nel recinto delle quote rosa che la sindaca ha avuto l’ardire di bollare come “la riserva dei panda”.