Il centralino del New York Abortion Access Fund, NYAAF non smette mai di squillare. Ma non si tratta solo di donne newyorkesi: sempre più frequentemente, le chiamate arrivano da centinaia di chilometri di distanza. Da quando la Corte Suprema, nel 2022, ha annullato la sentenza Roe v. Wade, cancellando il diritto costituzionale all’aborto, la geografia della salute riproduttiva americana è cambiata. E la Big Apple è diventata un riparo sicuro.
Secondo quanto riportato da POLITICO Pro, piattaforma specializzata in intelligence politica, la direttrice esecutiva del fondo, Chelsea Williams-Diggs, ha dichiarato che il numero di richieste provenienti da fuori continua a crescere in modo costante.
Nel 2024, circa il 38% delle persone che hanno contattato l’organizzazione proveniva da altri Stati, contro il 34% dell’anno precedente. La maggior parte arriva dalla Florida e da altri Stati del Sud, dove le restrizioni sull’interruzione di gravidanza sono ormai ferree o inasprite.
Ma non è solo la domanda a crescere. Aumentano anche i costi delle procedure, soprattutto per coloro che sono costrette ad abortire in fasi avanzate. Interventi più complessi dal punto di vista medico che, in molti casi, comportano anche spese di viaggio aggiuntive: solo poche cliniche nella Grande Mela offrono aborti oltre le 19 settimane.
Williams-Diggs ha spiegato che si tratta di un circolo vizioso: più donne arrivano da lontano, maggiori sono le spese e più difficile diventa assisterle tutte, sintetizzando così la spirale di emergenze che il fondo deve affrontare.
Allo stesso tempo, le donazioni private, linfa vitale per il NYAAF, stanno diminuendo. Dopo il picco iniziale di contributi seguito alla decisione della Corte Suprema, l’interesse filantropico si è affievolito. I finanziamenti pubblici, pur presenti, sono spesso lenti da ottenere. Nel 2023, il Senato di New York ha stanziato 1 milione di dollari tramite il Reproductive Freedom and Equity Grant Fund, un programma istituito nel 2022 dalla governatrice Kathy Hochul, con l’obiettivo di garantire l’accesso equo all’aborto e ai servizi sanitari riproduttivi, ma ad oggi quei soldi non sono ancora entrati nelle casse dell’organizzazione.
Il motivo è da ricondursi alla burocrazia: l’organismo deve ancora completare le complesse pratiche necessarie per ricevere il contributo. Nel frattempo, ha dovuto contrarre un prestito da 1 milione di dollari per far fronte all’emergenza, un indebitamento pesante per un ente no-profit, che non potrà però sostenere a lungo.
Intanto, cresce la pressione sulla governatrice Hochul affinché una parte delle risorse pubbliche venga destinata non solo alle cliniche, ma anche al cosiddetto “practical support”: spese di trasporto, pernottamenti, pasti, accompagnamento. Ovvero, tutto ciò che rende realisticamente possibile un aborto per chi vive a centinaia di chilometri di distanza. dai centri in cui vengono praticati.
Il NYAAF rappresenta solo uno dei numerosi segnali che evidenziano come, per molte persone, questo diritto teorico si sia trasformato in un privilegio legato a condizioni logistiche ed economiche. In tale scenario, la disponibilità finanziarie e la distanza geografica determinano concretamente la possibilità di scegliere.