Una piscina galleggiante nel cuore di New York sta per diventare realtà. Non è un’utopia da urbanisti visionari né un rendering dimenticato tra i cassetti del municipio: + Pool – si legge proprio così, con il simbolo – è un progetto iniziato più di dieci anni fa e oggi, tra ritardi, ripensamenti e test ingegneristici, è pronto per il suo primo vero debutto in acqua.
Una versione ridotta, lunga venti metri, è stata costruita nei cantieri navali Bollinger, in Mississippi. Sarà trasportata a New York via mare entro la primavera 2026, passando per la Florida e risalendo la costa atlantica. Una volta arrivata, dovrà affrontare l’esame delle agenzie sanitarie prima che venga autorizzata la costruzione della versione definitiva, grande quattro volte tanto, e destinata a galleggiare accanto al Pier 35, tra i ponti di Manhattan e Brooklyn.
Chi passerà lì vicino vedrà una forma insolita, una croce sospesa sull’acqua, attraversabile a piedi grazie a una passerella, ma pensata per nuotarci dentro. L’acqua non sarà clorata, né potabile: sarà prelevata direttamente dal fiume, purificata da un sistema brevettato di filtrazione meccanica e restituita, pulita, alla corrente. Una piscina che si alimenta e si svuota in continuazione, con un sistema circolare che, nelle intenzioni, contribuirà a migliorare la qualità delle acque. I numeri sono ambiziosi: fino a un milione di galloni trattati ogni giorno. Ma il cuore del progetto è simbolico: restituire a New York il rapporto fisico con le sue acque, senza paura.
Il sogno è antico. A fine Ottocento, la città contava una quindicina di bagni galleggianti pubblici, frequentati da centinaia di migliaia di persone. Poi è arrivato il degrado ambientale, e l’acqua è diventata un confine da osservare da lontano. + Pool riapre quella possibilità. E lo fa con una struttura modulare che può trasformarsi in piscina olimpionica, vasca per bambini, zona relax o spazio educativo. A seconda delle configurazioni, sarà possibile usarla per sport acquatici, corsi di nuoto o semplice svago. Il tutto senza mai staccarsi dal fiume vero, con cui resterà in dialogo continuo.
L’idea è nata nel 2010 da un collettivo di designer e architetti indipendenti. L’attenzione mediatica fu immediata, ma il percorso istituzionale è stato lento. Ci sono voluti anni per ottenere i primi permessi, trovare fondi, convincere enti locali, adattare il progetto ai requisiti ambientali. Ora, con il prototipo già completato e in viaggio verso la città, il salto dalla teoria alla pratica sembra finalmente possibile.
Kara Meyer, direttrice del progetto, lo dice con parole nette: “Questa piscina è il frutto di una collaborazione civica. È ciò che New York sa fare meglio: mettere insieme pubblico e privato, design e attivismo, e costruire qualcosa che prima non c’era”.
Ma + Pool non è solo un progetto d’ingegneria idraulica. È anche un’installazione urbana, una riflessione concreta sul modo in cui si può vivere l’ambiente metropolitano. L’acqua filtrata, il design flessibile, l’uso dello spazio pubblico, il legame tra corpo e paesaggio: tutto contribuisce a ridefinire cosa significhi abitare una città contemporanea.