È l’appuntamento più iconico del mese di giugno e New York è la città dalla quale tutto è cominciato. Domenica centinaia di migliaia di persone hanno partecipato alla marcia del Pride, la più grande del Nord America. Fra i numerosi carri che hanno sfilato lungo la Fifth Avenue fino a Christopher Street al Greenwich Village, anche quello del Comites che ha coinvolto la comunità italiana presente nella Grande Mela con striscioni e bandiere Tricolore, insieme a quelle arcobaleno.


“Questa parata – ha dichiarato il sindaco Eric Adams durante una conferenza stampa – è più di una semplice celebrazione della nostra comunità LGBT+. È un simbolo della nostra accettazione, di come la nostra diversità in questa città sarà sempre protetta. Non permetteremo a nessuna forma di odio di ostacolare questa celebrazione”.

Il tema di quest’anno celebrava le origini, quindi la prima marcia dopo i moti di Stonewall, gli scontri violenti fra la comunità LGBT+ e la polizia avvenuti nella notte fra il 27 e il 28 giugno 1969. All’epoca gli agenti entrarono allo Stonewall Inn, uno dei bar gay più popolari a Christopher Street, e cominciarono a menare le persone dentro al locale per farle uscire. Mai questa storia è stata attuale come lo è ora.
Sotto l’Amministrazione Trump sono a rischio le terapie ormonali per il cambio di genere; diversi Stati, come la Florida e la Louisiana, hanno approvato una serie di leggi conservatrici, fra cui la “Don’t Say Gay”, che per esempio vietano le lezioni sull’orientamento sessuale nelle scuole; di recente, la Casa Bianca ha deciso che le persone transgender non possono iscriversi alla leva militare, dove vengono riconosciuti ufficialmente solo due generi e sono stati ritirati i fondi per alcuni studi sulla salute della comunità LGBT+.