Sconfitto, ma ancora in gioco. Andrew Cuomo non si ritira. Secondo CNN, The Guardian e NY1, l’ex governatore di New York ha scelto di restare in corsa per la carica di sindaco, nonostante la sconfitta alle primarie democratiche, dove è stato superato dal candidato progressista Zohran Mamdani. Pur senza un annuncio formale, fonti vicine al suo staff confermano che Cuomo ha già deciso di proseguire come candidato indipendente, sulla linea elettorale “Fight and Deliver” registrata la scorsa primavera. La sua candidatura divide il campo moderato e complica i piani di Mamdani, favorito della sinistra.
Cuomo, 67 anni, figura storica della politica newyorkese e figlio dell’ex governatore Mario Cuomo, aveva tempo fino a venerdì per ritirare ufficialmente la sua candidatura. Ha scelto di non farlo, lasciando così aperta la possibilità di un ritorno in politica a quattro anni dalle dimissioni provocate da accuse di molestie sessuali, che ha sempre respinto.
Non è chiaro se l’ex governatore condurrà una campagna attiva durante l’estate e l’autunno. Per ora, il suo team si limita a confermare la sua presenza sulla scheda elettorale di novembre. Ma la sola decisione di restare lo proietta tra i principali candidati in una sfida che si annuncia affollata e altamente competitiva.
Alle primarie del 24 giugno, Cuomo ha ottenuto il 36,4% delle preferenze di prima scelta, contro il 43,5% di Mamdani, 33 anni, deputato socialista democratico del Queens. Pur in attesa della distribuzione del voto alternativo, prevista per il 1° luglio, l’ex governatore ha riconosciuto subito la sconfitta, dichiarando di volersi “consultare con i suoi alleati per valutare come aiutare ancora la città”.
Secondo CNN, Cuomo e i suoi consiglieri sono convinti che l’elettorato delle elezioni generali sarà molto diverso da quello delle primarie: meno ideologico, più moderato e preoccupato dalla piattaforma radicale di Mamdani, che prevede il blocco degli affitti, la creazione di supermercati municipali e un aumento delle tasse per i più ricchi. L’ex governatore punta anche a raccogliere il voto degli elettori disillusi dall’attuale sindaco, Eric Adams. Ma non solo. In vista delle elezioni di novembre, Cuomo potrebbe contare sul sostegno di settori influenti come la comunità ebraica ortodossa e ambienti legati a Wall Street, entrambi preoccupati dall’ascesa di Mamdani e inclini a vedere nell’ex governatore un argine più rassicurante contro le politiche radicali del giovane avversario democratico.
Ma Cuomo non è l’unico candidato fuori dal Partito Democratico. Adams ha saltato le primarie e corre anche lui da indipendente. In lizza ci sono anche Curtis Sliwa, candidato repubblicano ed ex leader dei Guardian Angels, e Jim Walden, ex procuratore federale.
Mamdani, che potrebbe diventare il primo sindaco musulmano della città, si trova ora a fronteggiare una compagine frazionata. “L’abbiamo già battuto una volta – ha detto riferendosi a Cuomo – e l’esito è stato abbastanza positivo”.
La candidatura indipendente dell’ex governatore ha generato tensioni su più fronti. Alcuni leader democratici, come la governatrice Kathy Hochul e il senatore Chuck Schumer, hanno elogiato Mamdani ma hanno evitato di appoggiarlo apertamente. Intanto, i repubblicani lo attaccano con veemenza: il deputato Andy Ogles del Tennessee è arrivato a chiedere la revoca della cittadinanza per il 33enne, accusandolo, senza prove, di simpatie per gruppi terroristici. Mamdani ha respinto le accuse, definendole “razziste e pericolose”.
Anche Wall Street guarda con preoccupazione alla possibile svolta progressista. Il miliardario Dan Loeb ha commentato su X: “È ufficialmente l’estate calda dei comunisti”, riferendosi ironicamente alla vittoria del giovane socialista.
Per Cuomo, questa candidatura è una scommessa personale e politica. Figura amata da una parte dell’elettorato moderato e nostalgico, è tuttavia inviso a molti progressisti per lo stile autoritario, la gestione della pandemia e le accuse di condotta inappropriata.
Non sarebbe la prima volta che Cuomo rimane sulla scheda senza condurre una campagna attiva: nel 2002, dopo il ritiro dalle primarie per la carica di governatore, restò formalmente in lizza come candidato del Partito Liberale. Una strategia che potrebbe ripetere, lasciando la sua presenza come opzione per chi non si riconosce né in Mamdani né in Adams.
In una città divisa, con candidati che incarnano visioni radicalmente opposte, Cuomo tenta il colpo di coda: un’ultima sfida per ridisegnare il futuro di New York… e il proprio.