Fuori dal Beacon Theatre, nel cuore di Manhattan, l’aria era elettrica. Persone in fila da ore, convinte di assistere a un concerto. Alcuni avevano speso 500, 800, perfino 1.200 dollari, certi di partecipare a una tappa speciale del 2025 Endless Summer Vacation Tour.
Invece no. Le porte si sono aperte e, all’interno, c’era una sala cinematografica. Sullo schermo, la scritta: Tribeca Film Festival presenta: Something Beautiful. A quel punto, qualcuno ha capito immediatamente cos’era successo: biglietti acquistati su piattaforme di secondary ticketing come VividSeats e StubHub, annunci confusi e vaghi, in cui si parlava di Miley Cyrus come se fosse in tour. Senza mai chiarire che l’evento non era un live show, ma la proiezione di un album visivo. Alcuni spettatori non sapevano nemmeno che il Tribeca fosse un festival cinematografico.
Quando Miley è salita sul palco per il talk dopo la proiezione, insieme ai registi Jacob Bixenman, Brendan Walter e al produttore Panos Cosmatos, si è trovata di fronte a un pubblico diviso. C’erano applausi, certo, ma anche voci forti, domande, proteste. “Canta qualcosa!” “Pensavamo fosse un concerto!” “Abbiamo pagato 800 dollari!” E poi, il grido che ha attraversato la sala da una fila all’altra: “Canta The Climb!”.

Miley li ha guardati. “Devi iniziarla tu”, ha detto a uno dei fan in prima fila. E quella frase ha cambiato l’atmosfera. Qualcuno ha cominciato a cantare, timidamente. Lei l’ha seguito. Solo voce, senza musica. Un accenno. There’s always gonna be another mountain… E, improvvisamente, la frustrazione è diventata un coro.
L’episodio ha sollevato diverse domande. Sul modo in cui gli eventi vengono comunicati, sulla trasparenza delle piattaforme di rivendita, sulle promesse – mai esplicite, ma facilmente suggerite – rivolte ai fan. Kevin Erickson, della Future of Music Coalition, un’organizzazione no-profit statunitense che sostiene i musicisti indipendenti, ha commentato: “Quando i biglietti passano per mani non ufficiali, si perde il controllo del messaggio. E il risultato sono serate come questa”.
A differenza dell’Europa, negli Stati Uniti non è consentito emettere biglietti non trasferibili, il che rende ancora più difficile per gli organizzatori prevenire equivoci o rincari ingiustificati. Eppure, nonostante tutto, Miley è rimasta. Ha parlato, ha spiegato, ha cantato. Su Instagram, qualcuno ha scritto: “Chi segue davvero Miley sapeva di cosa si trattava. Era al Tribeca. Non è mai stato pubblicizzato come un tour”. E, in effetti, l’artista lo aveva già chiarito in un’intervista con Zane Lowe: “Something Beautiful è il mio modo di portare la musica al pubblico senza fare un tour. Avevo pensato a performance nei boschi o nei deserti, ma Harrison Ford mi ha guardata e mi ha detto: ‘Vuoi davvero cantare nella foresta? E a che scopo?’”.
Il film, che porta lo stesso titolo dell’album, è una sorta di diario visivo. Immagini, musica, performance, estetica cinematografica. Un esperimento per reinventarsi ancora, prendendo le distanze dal formato classico del pop da palcoscenico. Sarà proiettato nei cinema americani il 12 giugno e in Italia il 27 giugno.
C’è chi ha lasciato il teatro deluso. Altri, invece, hanno detto che The Climb, cantata così, a sorpresa, senza senza microfono e quasi per caso, è stato il momento più inatteso e personale della serata. Non era il live che molti si aspettavano, e nemmeno lei sembrava pronta a gestire quella reazione. Ma non si è tirata indietro. È rimasta lì, davanti a un pubblico diviso, e ha improvvisato.