Con l’avvicinarsi del Summer Fancy Food 2025 (dal 29 giugno al 1 luglio) si è conclusa anche la serie ITA Talks, in cui l’Italian Trade Agency di New York ha esplorato e presentato le eccellenze della cucina italiana al pubblico americano grazie agli esperti del settore. L’ultimo capitolo, a tema “Gelato, Caffè, Grappa”, ha riunito Davide Vidoz, managing director di Caffè Borbone America, Federico Perandin, fondatore di Figo il gelato Italiano, e Claudio Panebianco di Distilleria Nardini, proprio come a completare il menù.
Rispetto ad altri appuntamenti, il clima è stato più informale. Circondati dagli allestimenti realizzati per Italy On Madison, che riprendono l’atmosfera degli ambienti di casa, gli esperti hanno raccontato i diversi prodotti e l’approccio al mercato americano sorseggiando chi un caffè shakerato, chi un amaro, come aperitivo. A moderare la discussione il direttore editoriale di Appetito Magazine, Andrew Cotto.
“Per noi italiani – ha introdotto la serata Raimondo Lucariello, responsabile della divisione Food & Wine di ITA New York –, il momento del caffè o quello del digestivo e del dolce a fine pasto fanno parte della nostra quotidianità. Sono abitudini che prendiamo con grande serietà. Il caffè, per esempio, è il terzo prodotto più esportato dall’Italia verso gli Stati Uniti”.

Pur non coltivandolo nel suolo italiano, c’è una venerazione per quel chicco così pregiato dal momento della raccolta a quando viene servito. Proviene da Brasile, Colombia, Africa orientale e Asia, poi viene macinato e impacchettato in Italia e viene distribuito nel mondo, ha spiegato Vidoz. “C’è un controllo sulla qualità molto serrato, dagli agricoltori ai produttori, e allo stesso tempo ci sono tante variabili che possono rovinare l’esperienza finale. Compreso il modo in cui viene servito, se con la macchinetta, la moka o la caffettiera a stantuffo, per esempio, dove bisogna bilanciare bene la quantità di acqua”. Un consiglio utile: l’“espresso”, come lo chiamano gli americani, deve essere servito in una tazzina calda e bevuto entro pochi secondi
Fondamentale per Perandin sottolineare le differenze fra “gelato” e “ice cream”. Il primo è fatto con ingredienti naturali ogni mattina – “altrimenti cambia la consistenza” – e viene mantenuto a una temperatura di -10°C. “È molto arioso e cremoso. Invece, l’“ice cream” tende a essere più artificiale: spesso è fatto con la panna montata piuttosto che con il latte – “per questo ha una percentuale maggiore di zuccheri del 40%” –, deve essere mantenuto a -20°C e può resistere anche per più di 24 ore.
Infine, la grappa e l’amaro sono due prodotti tipici italiani che non devono essere confusi. “L’origine dell’amaro – ha spiegato Panebianco – risale all’impero romano quando utilizzavano degli infusi di erbe e radici nell’alcol per curare certe malattie. Grazie a questo procedimento, gli acidi all’interno del liquore si bilanciano e favoriscono la digestione”. Invece, la grappa è un distillato degli scarti dell’uva, che ha un sapore intenso, un’alta gradazione alcolica e zucchero. “Quindi, piuttosto che stimolarla, può rallentare la digestione”.
Aprirsi al mercato statunitense significa confrontarsi non solo con un’infinità di concorrenti, ma con un modo di vivere i prodotti decisamente diverso. A fare la differenza, secondo gli esperti, è l’esperienza che gelato, grappa e caffè italiani offrono, concordando che tutti e tre arricchiscono i momenti di convivialità da trascorrere con la famiglia e con gli amici. “Inoltre – ha concluso Vidoz – negli Stati Uniti c’è una forte comunità italo-americana legata ancora a certe tradizioni”.