L’amministrazione della New York University si è rifiutata di consegnare il diploma a Logan Rozos, studente della Gallatin School, perché nel suo discorso di laurea ha condannato gli attacchi di Israele contro i palestinesi e “la complicità” degli Stati Uniti per il “sostegno politico e militare a questo genocidio”.
“I condemn this genocide and complicity in this genocide.”
NYU student Logan Rozos denounced Israel’s genocide in Gaza during his graduation speech to roaring applause. In retaliation, NYU has withheld his diploma and is threatening further disciplinary action. pic.twitter.com/VzjRoOAq2k
— BreakThrough News (@BTnewsroom) May 15, 2025
In una comunicazione ufficiale, John Beckman, portavoce della NYU, si è scusato per il discorso, ha condannato “la scelta di uno studente di abusare del suo ruolo per esprimere le sue opinioni politiche personali e unilaterali”. “Ha mentito sul discorso che avrebbe dovuto tenere e ha violato l’impegno preso di rispettare le nostre regole”.
Il discorso di Rozos risale a mercoledì scorso, giorno della laurea per gli studenti della Gallatin School e di un’altra ventina di facoltà della NYU. Secondo quanto riferito da Associated Press, lo studente, iscritto a Cultural Criticism and Political Economy e membro della Gallatin Theater Troupe, era stato indicato da alcuni suoi compagni come speaker per la giornata più importante dell’anno.
La cerimonia era stata trasmessa in diretta dalla NYU, ma la registrazione è stata ritirata dai canali ufficiali. A fronte di alcuni spezzoni circolati sui social, diversi gruppi filoisraeliani avevano cominciato a fare pressione sull’amministrazione universitaria affinché prendesse dei provvedimenti.
“Nessuno studente – scrive l’Anti-Defamation League –, soprattutto uno studente ebreo, dovrebbe essere costretto a subire una retorica politicizzata che promuove menzogne dannose su Israele durante un momento così importante per la nostra vita”.
Lo scorso anno, centinaia di studenti della NYU erano stati arrestati, poi segnalati e costretti a corsi di recupero dall’amministrazione universitaria per aver partecipato alle proteste pro-Palestina. Di recente, il nome dell’Università è comparso nella lista sottoposta al Dipartimento di Stato per imporre controlli più stringenti in fatto di antisemitismo, altrimenti rischia tagli ai finanziamenti federali.