Abbiamo incontrato a Berlino, alla vigilia del suo viaggio newyorkese Simona De Rosa, una cantante, compositrice e insegnante di Napoli, il cui percorso artistico attraversa continenti e generi musicali. Laureata in Jazz Performance al Queens College di New York e in Scienze Geologiche presso l’Università Federico II di Napoli, ha costruito una carriera unica che fonde jazz, musica contemporanea e world music. Attiva a livello internazionale, Simona si è esibita come solista con formazioni orchestrali e ensemble in Europa, Stati Uniti, Canada e Asia. Ha calcato palchi prestigiosi come il Blue Note di Pechino, il Blues Alley di Washington D.C., il Jazz at Lincoln Center di Shanghai, oltre a festival di rilievo come il Montreux Jazz Festival di Shanghai ed eventi culturali come quelli all’Europa Village di Hanoi. Ha portato la sua musica in tour in USA, Messico, Kenya, Cina, Vietnam, Germania, Polonia e Italia, guadagnandosi una reputazione solida come artista versatile e innovativa.
E non è tutto! Simona è anche un’apprezzata insegnante. Ha insegnato canto jazz e pop, musica d’insieme e coro gospel presso istituzioni come la Beijing Contemporary Music Academy (CMA) dove è stata la prima docente italiana di canto jazz e attualmente al Conservatorio di Vicenza. Ha condotto masterclass e seminari su voce e improvvisazione in America, Europa e Asia. La sua attitudine alla sperimentazione e al dialogo tra culture ha ricevuto ampi consensi. È stata protagonista di un episodio di RAI Community a New York ed è stata menzionata dal China Daily per il suo contributo culturale. Ha registrato cinque album da solista; tra questi, Djenub testimonia la sua visione globale, intrecciando melodie folk di Napoli, Vietnam, Cina e oltre, con musicisti provenienti da Cina, Italia, Polonia, Giappone e Ucraina. Canta in inglese, italiano, napoletano, cinese, spagnolo e vietnamita, proseguendo nella sua esplorazione di tradizioni etniche e jazzistiche. Attualmente vive a Berlino, e qui l’abbiamo incontrata.
Di persona Simona colpisce subito per il suo carisma e generosità e la capacità di vedere lontano. Ha accettato immediatamente il nostro invito e ha voluto condividere una location che per alcuni è solo turistica, ma per noi, e questo lei non poteva saperlo, è forse il posto con la vibe più newyorkese di Berlino (penso ai rooftop di Williamsburg a inizio primavera): la nostra conversazione è avvenuta nella cornice del Monkey Bar, rooftop con vista sullo Zoo di Berlino.

Parlaci del tuo concerto.
Per il concerto del 10 maggio all’IAM, presenterò un repertorio di brani tratti dalla tradizione classica napoletana, in omaggio ai 2500 anni dalla fondazione della città di Napoli. Questo concerto rappresenta un momento particolarmente significativo: proprio all’Italian American Museum di Little Italy è iniziato il mio percorso artistico a New York. Sarò accompagnata da Gennaro Esposito, chitarrista partenopeo con sede nella grande mela da 20 anni.
Che cosa rappresenta per te New York, e questa sede in particolare?
Il mio viaggio musicale professionale è iniziato a Napoli e ha preso slancio nel 2013 con il trasferimento a New York, dove ha mosso i primi passi nella scena jazz internazionale. Il mio primo concerto negli Stati Uniti si è tenuto proprio al Museo Italoamericano di Little Italy, dove
Joseph Scelsa, direttore del museo, è stato il primo a credere in me. Durante i miei quattro anni negli Stati Uniti (2013-2018) ho tenuto concerti alla Columbus Citizen Foundation, mi sono esibita per il Columbus Day, in Florida, Pennsylvania, Ohio, Connecticut, New Jersey. Anni vissuti intensamente tra musica, nuove amicizie e crescita personale. Il legame profondo con la comunità italo-americana continua ancora oggi, ed è stato riconosciuto con premi prestigiosi, come quello ricevuto dalla Federazione delle Associazioni Regione Campania negli USA, guidata da Nicola Trombetta che mi ha nominata Ambasciatrice della Canzone Napoletana nel mondo. Tornare qui per celebrare le mie radici è per lei un gesto di gratitudine e un grande onore, portando ancora una volta la musica napoletana nel mondo.
Che cosa ti lega tuttora alla città? Che cosa ti ha regalato, che porti ancora con te?
Vivere a New York è stato per me ha rappresentato vivere un cambiamento radicale, un’esperienza di profonda crescita personale e musicale. New York mi ha insegnato tutto: ad essere resiliente, forte, a non scoraggiarmi di fronte a nulla. È una città che ti mette alla prova, ma che sa anche ripagarti se hai il coraggio di crederci. Grazie ai contatti e alle connessioni nate durante gli anni newyorkesi, la mia vita ha preso direzioni inaspettate e arricchenti: prima il Vietnam, poi la Cina. Queste esperienze internazionali hanno aperto le porte a una profonda esplorazione delle musiche del mondo, un viaggio artistico che ha trovato piena espressione negli album Djenub (2023) e Feathers (recentemente pubblicato), nei quali canto in più lingue, tra cui inglese, italiano, napoletano, cinese, arabo, spagnolo e vietnamita. Oggi vivo a Berlino, sono ritornata in Europa dopo tanti anni in Asia. Si torna sempre a casa! E casa mia, in un certo senso, lo è anche New York.