La nuova vita di Penn Station emerge dalle testimonianze raccolte in un recente reportage del quotidiano statunitense New York Times, che raccontano di un luogo inaspettato, dove i passi di danza riscrivono il ritmo della città.
C’è chi, appena il treno si ferma, non si affretta verso l’uscita. Si muove a tempo, solleva le braccia e lascia che il corpo segua la musica. Non è agitazione, né impazienza: è ballo.
Non si tratta di un caso isolato. Poco distante, gruppi di ballerini K-pop, un disciplina che comprende canto, coreografie e recitazione, fanno ondeggiare i fianchi in sequenze sincronizzate. I passeggeri continuano a fluire dagli ascensori: alcuni si fermano incuriositi, altri tirano dritto con le valigie al seguito, rapiti solo per un istante da quel palcoscenico improvvisato.
Per Lockhorn, 24 anni, questo angolo nascosto della città è diventato un simbolo. A suo avviso, rappresenta la vera essenza della cultura newyorkese quando si esprime attraverso l’arte del corpo.
Penn Station, crocevia frenetico di viaggiatori e navette Amtrak, nasconde ormai una doppia identità. Nel corridoio inferiore che porta alla Moynihan Train Hall, il tratto compreso tra i binari 7 e 16 della Long Island Rail Road, si cela un’insolita sala prove gratis. Ufficialmente si chiama West End Concourse: pavimento liscio, accessibilità comoda, specchi improvvisati nelle vetrate che si affacciano sui binari, luci blu che regalano giochi visivi perfetti per le riprese.
È qui che Lockhorn e il suo gruppo, i Foolish Funkateers, hanno trovato casa nei giorni di pioggia o di freddo, quando non si può rimanere all’aperto. Il gruppo, specializzato nello stile locking, ha scoperto il luogo grazie ai video postati online dai ballerini K-pop, e da allora non l’ha più lasciato.
Ogni crew si ritaglia un angolo, occupando lo spazio tra uno o due binari: le finestre inclinate diventano mensole su cui appoggiare bottiglie d’acqua, speaker e telefoni per registrare. In questo posto all’apparenza perfetto esiste però un grande difetto: il rumore.
Destiny Rodriguez, membro del collettivo V3RS Crew NYC, ha descritto l’ambiente come “decisamente più caotico di uno studio”, ma ha sottolineato che, nonostante tutto, è possibile operare in modo efficace.
In una metropoli dove il costo per affittare una sala prove varia dai 35 ai 150 dollari l’ora, il corridoio di una stazione diventa un’alternativa vantaggiosa per chi danza per passione, senza remunerazione, offrendo una zona gratuita per preparare performance o contenuti social.
C’è inoltre un elemento che nemmeno i migliori studi possono offrire: il pubblico inatteso. Luke Fletcher, in viaggio da Boston con il figlio, ha confessato di essere rimasto affascinato dalla scena che gli si è presentata mentre attendeva il treno.
Kai Fritz, ballerina K-pop del gruppo Not Shy Dance Crew, affronta più volte a settimana un tragitto di un’ora da Flatbush, Brooklyn, dopo un turno in un bar iniziato alle cinque del mattino. Per lei, il corridoio è il punto d’incontro ideale: economico, accessibile, aperto. Ha spiegato che il suo stipendio non le permette di prenotare spazi professionali e ha precisato che conta solo potersi muovere e danzare liberamente.
Anche il pavimento ha il suo ruolo. Paula Naconecy, una ballerina di Brazilian Zouk, ha elogiato la superficie, definendola fluida e uniforme, priva di mattonelle o dislivelli. Dopo aver provato vari luoghi della Big Apple, ha concluso che questo è sicuramente il migliore.
Lo conferma anche la ballerina di salsa. Lizbeth Lucana che con il suo partner Jacob Aliapoulios arriva ogni settimana da Long Island per allenarsi, ha sottolineato con entusiasmo quanto il suolo le permetta di fare giri perfetti, senza inciampi.
Tutto ciò si svolge in una zona grigia: ballare non è formalmente autorizzato, ma nemmeno proibito. Come spiegato dal portavoce di Metropolitan Transportation Authority MTA, l’agenzia governativa che gestisce il sistema di trasporti pubblici nell’area metropolitana della Grande Mela, le esibizioni sono tollerate, purché non blocchino il flusso dei viaggiatori né l’accesso ai binari.
A volte, la sicurezza chiede di abbassare il volume o di interrompere le riprese. Ma per la maggior parte dei ballerini, questo piccolo compromesso vale la libertà di esprimersi. Nessuno cerca mance, né balla per denaro. si balla per passione, per condividere un momento di gioia.