A Glendale, nel Queens, la comunità italoamericana gode di un servizio unico: una banca locale che conosce per nome tutti i clienti e che rappresenta la tradizione. Quest’anno, la Italo-American Federal Credit Union spegne 90 candeline, diventando una delle istituzioni nel suo genere più longeve degli Stati Uniti.
Ormai le banche di questo tipo, simili alle BCC per gli italiani, sono una rarità perché le persone si affidano ai grandi istituti finanziari che hanno sportelli praticamente ovunque. La Italo-American Federal Credit Union, invece, ha un’unica base, quattro funzionari e copre soprattutto il bacino del Tri-State, ma è proprio questo il suo punto di forza: “Il servizio è personalizzato – spiega Francesco D’Amico, Assistant Manager specializzato in IT –, non esiste un numero verde perché i clienti parlano direttamente con noi. Li conosciamo tutti e abbiamo riscoperto che ci sono giovani che preferiscono passare a trovarci, fare due chiacchiere e controllare il loro conto, cosa che non succede nelle grandi aziende”.
Oggi la Italo-American FCU conta oltre 700 clienti, che vengono chiamati “membri”, perché per aprire il conto a risparmio, che in realtà è “uno share” come se fosse “un’azione” sulla Credit Unioni, si entra a far parte della Marsala Association, l’organizzazione da cui è partito tutto nel 1935. “All’epoca gli italoamericani non potevano accedere nemmeno a piccoli crediti – racconta D’Amico –. Diversi esponenti della comunità, soprattutto marsalesi, riuscirono a fondare questa banca sotto al nome di Fior di Marsala Credit Union, che attirò subito migliaia di persone. Negli anni ‘70, il numero dei membri cominciò lentamente a diminuire perché molti si spostarono altrove, fino alle poche centinaia degli anni ‘90”.

Fu Tony Di Piazza un grande promotore del cambiamento. Insieme ad altri membri del consiglio di amministrazione, che volevano un futuro per la FCU, cominciò a riconquistare gli italoamericani attraverso una grande campagna di sensibilizzazione. “Spesso le persone sono diffidenti sui servizi offerti dalle Credit Union – continua D’Amico –. In realtà, potrebbe non esserci posto più sicuro dove mettere i propri risparmi perché non stiamo investendo in azioni o in operazioni pericolose, come succede nelle altre istituzioni finanziarie, ma i soldi vengono destinati alle corporate credit union e al governo federale. Ancora più importante: è un ente federale che viene controllato e assicurato ogni anno come una qualsiasi altra banca. Inoltre, i proventi vengono divisi fra i membri, mentre il consiglio direttivo non viene pagato”.
Quando Di Piazza divenne Chairman, dal 2008 al 2012, spinse per un ulteriore rinnovo tecnologico. E D’Amico entrò proprio nel cuore di questa rivoluzione. Nel 2010, era arrivato solo da un anno negli Stati Uniti, ma si è “innamorato subito di questa istituzione, perché l’unica che ha come requisito fondamentale l’essere italiano”. Ha cominciato come cassiere fino a ricoprire oggi il ruolo di Assistant Manager e responsabile tecnico, di tutto il sistema informatico della banca. “Quando sono arrivato c’erano circa 350 membri. Abbiamo attraversato una trasformazione profonda di informatizzazione della Italo-American FCU che si è conclusa nel 2020 con l’introduzione di un sistema online che permette di controllare i conti corrente, effettuare bonifici, oltre al servizi originario di prestiti, mutui, che oggi hanno tassi di interesse agevolati, migliori rispetto a quelli delle grandi banche”. Per quanto riguarda i mutui, “sono più facili da gestire perché è un servizio controllato da noi, non come le altre banche che li rivendono a terzi. Quindi siamo più veloci a chiuderli”.
L’obiettivo è trasmettere questa eredità alle nuove generazioni. A questo proposito, la Italo-American FCU ha reso disponibile da poco la possibilità di aprire conti al risparmio dalla tenere età da utilizzare per il futuro, per il college. “L’idea è trasmettere l’amore per quello che la Credit Union rappresenta anche ai giovani – conclude D’Amico –. Vogliamo fare capire che questa banca ha un valore anche culturale. E molti si sono avvicinati proprio per l’attaccamento alla tradizione”.