Il Consolato Generale d’Italia a New York ha organizzato una tavola rotonda sullo stato dell’industria farmaceutica italiana con esperti e investitori in occasione della Giornata del Made in Italy, che ricorre il 15 aprile. Delle aziende trainanti del marchio Tricolore negli Stati Uniti ci sono Bracco, Kedrion e Menarini, i cui dirigenti, rispettivamente Marco Campione, Paolo Marcucci e Ken Hoberman, hanno raccontato la loro esperienza da imprenditori, fondamentale in un periodo incerto come quello attuale.
Le esportazioni farmaceutiche dall’Italia all’estero trainano l’economia italiana con 54 miliardi di euro di fatturato nel 2024. E sono altrettanto cruciali nei rapporti con gli Stati Uniti, rappresentando la seconda voce in termini di export dopo l’industria meccanica, con un valore da 10 miliardi di euro. Seguono poi la moda, l’high tech e l’agroalimentare.

“Il settore farmaceutico – ha dichiarato il Console Generale d’Italia a New York Fabrizio Di Michele – è quindi un’eccellenza, che merita di essere celebrato per la capacità di innovazione e la qualità, riconosciuta a livello globale, delle nostre aziende, come dimostrano i loro significativi investimenti proprio qui, nell’area del Tristate e in tutti gli Stati Uniti.”
Emerge, infatti, un tratto caratteristico del Made in Italy che accomuna le tre aziende presenti al panel: tutte e tre sono state fondate da tre famiglie italiane, tutte e tre appartengono ancora a queste famiglie e tutte e tre hanno fatto un grande salto di qualità aprendo nuovi stabilimenti di ricerca, produzione e distribuzione negli Stati Uniti.

Campione, Hoberman, Marcucci sono testimoni perfetti di questi investimenti.
Il primo è presidente e CEO di Blue Earth Diagnostics, un’azienda del gruppo Bracco che sviluppa tecniche innovative di imaging molecolare per fornire diagnosi e terapie sempre più precise. “Abbiamo laboratori vicini ai centri che richiedono le nostre analisi – ha spiegato Campione – perché, quando comincia un percorso, la diagnosi viene effettuata nel giro di 24 ore. Quindi abbiamo numerose filiali distribuite in tutto il Nord America”.
Hoberman è direttore operativo e co-fondatore di Stemline Therapeutics, sotto Menarini, che si occupa di studiare e distribuire nuove terapie ai pazienti oncologici, soprattutto malati gravi di cancro al seno o leucemie rare. “Fare parte del Gruppo Menarini da questa parte dell’Atlantico ci consente di fornire i nostri farmaci oncologici trasformativi ai pazienti di tutto il mondo, accelerando al contempo la nostra ricerca”.


Mentre Marcucci, presidente di Kedrion, specializzata nello studio del plasma, ha descritto la scelta di investire negli Stati Uniti perché “rappresentano un hub strategico per l’innovazione scientifica, un mercato cruciale per la nostra crescita, con l’obiettivo finale di ampliare l’accesso globale alle terapie plasma-derivate per persone con malattie rare e gravi”.
La discussione, moderata da Mario Calvo Platero, giornalista e presidente del Gruppo Esponenti Italiano, ha toccato anche uno dei temi più caldi al momento: i possibili dazi sul mercato farmaceutico che il presidente Donald Trump ha intenzione di imporre. Ai tre panelisti non sembra preoccupare la possibilità di una sovrattassa sulle distribuzioni, perché le aziende che rappresentano hanno filiali di produzione negli Stati Uniti, quanto più questo clima di incertezza e continue ritrattazioni che non permettono di delineare un piano chiaro. “Cosa facciamo quindi? C’è molta attesa ora e non aiuta nella gestione, non aiuta a creare nuovi posti di lavoro”, ha concluso Campione.