Un leader pacato, convinto che sostenibilità, discontinuità e fattore umano siano gli ingredienti essenziali per un business di successo. Alessandro Benetton porta nel cognome un’eredità industriale importante per l’Italia e non solo, un’eredità che ad un certo punto della sua vita rischiava di diventare una zavorra per uno come lui che, formatosi ad Harvard e divenuto, subito dopo analista a Goldman Sachs, voleva provare a se stesso di poter creare una società di successo e sostenibile. Il presidente di Edizione Spa ha raccontato, sabato, la sua filosofia imprenditoriale ed esistenziale agli studenti della Columbia University, durante il “2025 Italian Symposium” tenutosi presso la Business School dell’ateneo. Organizzato da United for Progress, un gruppo di studenti italiani che si sta formando in alcune delle più prestigiose università statunitensi e internazionali, la conferenza ha riunito a New York imprenditori, investitori, industriali e giornalisti con l’idea di creare un ponte di innovazione tra le due sponde dell’Atlantico.
Benetton ha iniziato il suo intervento parlando della sua decisione di avviare una propria società di private equity, 21 Invest, indipendente dalle attese della famiglia focalizzata più sul settore dell’abbigliamento, per “realizzare i miei sogni e le mie capacità umane e tecniche”. Tuttavia, quattro anni fa, la vita ha avuto una svolta decisa e Alessandro Benetton si è trovato a ricoprire una posizione apicale nella holding di famiglia, che comprende numerose attività nel settore delle infrastrutture e dell’immobiliare. “Eravamo sotto pressione a causa di fattori esterni e interni e c’era bisogno di un nuovo corso, di un nuovo inizio”, ha spiegato, senza menzionare apertamente la la tragedia del crollo del ponte di Genova, che ha deciso in modo drammatico di dare una svolta alle attività della dinastia.

“Sentivo che per avviare una discontinuità, era molto importante innanzitutto togliere dal mercato i nostri asset principali”, ha spiegato l’imprenditore, chiarendo anche che la scelta di una partnership con Blackstone, una delle più grandi società di investimento mondiali, è legata alla filosofia di Benetton sulla discontinuità, cioè “la capacità di incominciare nuovi cicli, avendo il coraggio di rottura con il passato, il coraggio di uscire dalla zona di comfort e quello di immaginarci un futuro senza cadere nella trappola dell’autoreferenzialità”. La società di Schwarzman ha capito il sogno di Alessandro, ma “anche la mia visione di futuro sugli asset”. L’imprenditore trevigiano ha ribadito a più riprese l’importanza “del fattore umano e della fiducia che si stabilisce tra partner” quando si guidano transazioni finanziarie e transizioni aziendali.
Parlando dei suoi successi, Benetton ha sottolineato il suo impegno per la sostenibilità. “Volevo avere aziende che fossero sostenibili, nel senso di creare valore condiviso”, ha spiegato. “L’aeroporto di Roma, ad esempio, è tra i migliori 10 aeroporti al mondo, e abbiamo investito 50 milioni di euro in uno spazio in cui le startup possono sviluppare idee per migliorare l’esperienza dei viaggiatori” ha continuato l’imprenditore spiegando che lo scalo “diventerà carbon free 10 anni prima del previsto, grazie anche all’installazione del più grande campo di pannelli solari mai realizzato per un aeroporto europeo”. Benetton che anche Ceo di Avolta, colosso del travel retail, ha voluto sottolineare che anche la gender equality è parte della sua filosofia imprenditoriale, visto che “un terzo dei nostri 1.700 dirigenti di Avolta sono donne, e abbiamo un piano per raggiungere la parità completa entro i prossimi cinque anni”.
Riguardo alla situazione economica italiana, Benetton ha spiegato che “i pro” del nostro paese sono ancora le piccole e medie imprese, “una spina dorsale estremamente solida e resiliente”. D’altra parte, però, un mercato molto frammentato, molto piccolo, con un forte controllo degli imprenditori-fondatori “non facilita la creazione di gruppi di grandi dimensioni” e la burocrazia scoraggia questo tipo di crescita.
Infine, Benetton ha condiviso alcuni consigli ricevuti durante la sua carriera, in particolare dal suo professore di Harvard, Michael Porter. “Mi ha detto di cercare di essere il più libero possibile e di prendere le decisioni che ritengo giuste per me, piuttosto che quelle dettate dalla pressione dei pari o dalla convenienza”, ha ricordato Benetton. “Perché alla fine, ciò che ti farà avere successo è la capacità di realizzare la tua visione senza essere influenzato da fattori esterni”.