Bernie Sanders è salito sul palco del Civic Center Park il 21 marzo acclamato da una folla che si estendeva a perdita d’occhio. Circa trentamila persone si sono radunate per ascoltare un messaggio che, da anni, il senatore del Vermont ripete con ostinazione: l’America sta rischiando di diventare un’oligarchia, e solo un movimento popolare può impedirlo.
Al suo fianco c’era Alexandria Ocasio-Cortez. Insieme stanno attraversando il Paese con il tour Fighting Oligarchy puntando soprattutto ai distretti repubblicani dove il margine elettorale è sottile. Il messaggio è chiaro: i democratici non possono più permettersi di giocare in difesa. Il nemico è definito con precisione. Non solo Donald Trump, che ha già iniziato a riorganizzare la macchina elettorale in vista del 2026, ma anche quel sistema di potere economico che, secondo Sanders, controlla il Congresso e soffoca ogni tentativo di riforma. La novità, però, è il metodo. Più che proporre leggi o dibattere numeri, Sanders sta portando alla luce le storie di chi subisce sulla propria pelle le conseguenze delle politiche trumpiane.
È il caso di Elliot Stephens, sopravvissuto al cancro e padre di una bambina malata. La sua testimonianza, raccolta da una televisione locale durante una manifestazione organizzata da Sanders nel Michigan, ha fatto il giro dei media indipendenti: “Stanno tagliando i fondi per la ricerca sul cancro infantile. Per me è imperdonabile.” La decisione dell’amministrazione Trump di imporre limiti severi alla spesa dei National Institutes of Health ha un volto, una voce, una storia. Ed è questo il terreno su cui Sanders vuole combattere.
In un contesto in cui i democratici sono spesso esclusi dai processi decisionali a Washington, il confronto si sposta altrove: nelle piazze, nelle comunità locali, nei media regionali. Non basta denunciare le ingiustizie: occorre mostrarle. Raccontare il danno, personificarlo, renderlo ineludibile. Sanders e Ocasio-Cortez stanno mostrando al loro partito come si combatte nell’America reale. Stanno colmando il vuoto lasciato da un Partito Repubblicano che non governa, ma taglia, licenzia e promette senza mantenere.
Questa strategia, tuttavia, non è priva di rischi. Sanders è spesso accusato di semplificare una realtà complessa, e le sue soluzioni vengono viste da molti come troppo radicali o ingenue. Ma il successo di pubblico delle sue iniziative dimostra che una parte crescente dell’elettorato è pronta per un messaggio più diretto, più conflittuale, più emotivo. La domanda ora è se il Partito Democratico, nel suo insieme, sarà disposto a seguire questa strada. Perché Sanders, con tutti i suoi limiti, sta indicando una via: rimettere al centro della politica le persone comuni. E in un’America ancora scossa dalle crisi sanitarie, economiche e istituzionali degli ultimi anni, potrebbe non essere una cattiva idea.