Due sedie, un diario, una giuria che osserva e giudica. Lo spettacolo The Fundamentalist, in scena al Theater Lab (357 W 36th St., 4th Floor, New York, NY, 10018) fino al 16 marzo, è una profonda introspezione nella vita di Markus, interpretato da John Hickok.
Un primo incontro con Heidi, studentessa, portata in scena da Claudia Godi, stravolge la vita di Markus, prete impegnato nella comunità. I due si avvicinano finché lui cede alla tensione e la palpeggia, mal interpretando le intenzioni della giovane. Da quel momento, la pièce riprende in modo incalzante vent’anni dopo. Attraverso i racconti di Markus, si scopre che Heidi si è convertita in un’estremista religiosa che trova rifugio e risposte in Dio. In realtà, nasconde un passato pesante che continua a perseguitarla e che non sempre il prete riesce a capire. Markus, invece, ha raggiunto la notorietà grazie a un saggio sulla fede e sull’umanità, che si scontra con i principi di Heidi. I due si ritrovano a confrontarsi sotto gli occhi inquisitori degli spettatori. Fino a quando non affrontano i non-detti e le emozioni soppresse scoppiano.
Senza filtri, gli spettatori vengono coinvolti nella vita di Markus attraverso le pagine del suo diario. Diventano parte attiva della performance ogni volta che il protagonista si siede nella platea cercando di mimetizzarsi oppure li interroga sui prossimi passi da intraprendere o sui giudizi che le sue azioni potrebbe scaturire. La sceneggiatura di Juha Jokela e la regia di Jason Beckmann rendono ogni scena uno spaccato di quotidianità estremamente reale: i dialoghi sono crudi e la scenografia è semplice per spogliare i protagonisti e le loro turbe di qualsiasi distrazione. Il pubblico deve rimanere concentrato sulle provocazioni, deve mettere in discussione le domande più intime dell’io, il significato di fede e religiosità, il valore dell’etica e della morale.