Mentre il sindaco Eric Adams era a Washington davanti alla Commissione di Vigilanza della Camera, guidata dai repubblicani, per testimoniare sulla politica dell’immigrazione, mercoledì mattina l’associazione di attivisti Civil Liberties Union (NYCLU) ha manifestato sulla gradinata di City Hall.
I politici locali hanno riconfermato il loro sostegno alle leggi che rendono New York “città santuario”, approvate per la prima volta dal sindaco Ed Koch nel 1989. “Siamo una città di immigrati e la città che abbiamo costruito insieme è diversa da qualsiasi altra – ha dichiarato Donna Lieberman, dirigente di NYCLU –. È questo successo, questo potere, guidato da immigrati e persone di ogni estrazione sociale che terrorizza Trump e il suo culto MAGA”. Agli oltre cento manifestanti di NYCLU e a Lieberman si sono uniti tutti i funzionari eletti a livello cittadino insieme ad Adams – il Public Advocate Jumaane Williams, la Presidente del Consiglio Comunale Adrienne Adams (che non è parente del sindaco) e il Comptroller della città Brad Lander –, così come i membri del Consiglio Comunale di tutti e cinque i borough.
Tema ricorrente dell’evento è stato lo scandalo in corso sul conflitto di interessi percepito dal sindaco con la Casa Bianca. L’ex procuratrice federale del Southern District di Manhattan, Danielle Sassoon, che si è dimessa in segno di protesta, sostiene di aver visto gli avvocati di Adams negoziare un do ut des con l’amministrazione Trump, offrendo l’osservanza delle politiche federali sulle deportazioni di massa in cambio dell’archiviazione del caso, cosa che alla fine è successa. Lieberman ha accusato il primo cittadino newyorkese di “fare il ruffiano per ottenere una carta MAGA per uscire di prigione”, mentre Jumaane Williams lo ha definito un “vicepresidente della Casa Bianca”.

Mentre l’amministrazione Trump si scontra con le città santuario per essersi opposte all’obiettivo dichiarato di deportare più di dieci milioni di immigrati privi di documenti, il sindaco di New York ha fatto il doppio gioco. Ha accettato le richieste della Casa Bianca di facilitare le operazioni dell’ICE nella Grande Mela riaprendo l’ufficio federale a Rikers Island e permettendo agli agenti di effettuare perquisizioni in luoghi sensibili come scuole e chiese. Intanto rendeva omaggio agli immigrati in discorsi e articoli, come la lettera pubblicata martedì sul New York Post.
Per la consigliera Carmen De La Rosa, che rappresenta il distretto 10 di Manhattan e Marble Hill, l’ipocrisia è troppo grande per essere ignorata: “Abbiamo persone come Eric Adams, che ha fatto campagna elettorale nella mia comunità e ha detto agli abitanti di Washington Heights di essere dominicano, baby, per poi andare al Congresso a svenderci”. De La Rosa, immigrata dalla Repubblica Dominicana, ha poi illustrato i danni delle misure che il sindaco sta permettendo alle autorità federali. “Quando i bambini vanno a scuola la mattina, hanno il pensiero vero che quando tornano a casa i loro genitori potrebbero essere stati deportati – ha detto ai giornalisti davanti a City Hall –. Questi sono i veri traumi che stiamo infliggendo”.

Il Comptroller della città Brad Lander, candidato a sindaco, ha fatto eco alle preoccupazioni di De La Rosa e ha fornito dati concreti su quanto le misure federali permesse da Adams incideranno profondamente sui newyorkesi. “In questo momento, il 40% dei residenti di New York è immigrato – ha detto Lander. – Il 50% dei newyorkesi vive in una famiglia con almeno un membro immigrato e questo include un milione di bambini che vivono in famiglie con uno status misto e che sarebbero a rischio di separazione familiare se le politiche di deportazione di massa di Donald Trump andassero in porto”.
La preoccupazione è fondata, dato che il cosiddetto “zar delle frontiere” di Trump, Tom Homan, è riconosciuto come il motivo della legge sulla separazione delle famiglie, che è stata approvata nel primo mandato dell’attuale presidente e che ha strappato migliaia di bambini ai loro genitori, molti dei quali non sono mai stati riuniti. Le parole di Lander sono supportate da prove che dimostrano come la minaccia di una deportazione di massa da parte di Homan e Trump questa volta stia già influenzando la vita quotidiana della città, come riporta il New York Times. Gli abitanti dei quartieri con una percentuale molto alta di immigrati stanno limitando le loro uscite in pubblico per paura di essere fermati dall’ICE.
City Hall non ha ancora condiviso alcun dato sul numero di deportazioni effettuate finora dall’amministrazione Trump in città, anche se le notizie suggeriscono che la Casa Bianca è frustrata per la lentezza delle deportazioni.