Il 4 marzo 2025, Lichtundfire, Art & Culture Home di New York, inaugura Common Thread, un dialogo visivo tra la giovane fotografa torinese Ottavia Giola e l’artista israeliana Noy Finer. Nel cuore pulsante di New York, crocevia di incontri e trasformazioni, prende vita una conversazione fotografica che esplora affinità e contrasti. Giola e Finer non cercano un semplice riflesso reciproco, ma un linguaggio condiviso, un terreno di confronto dove le immagini si sfidano e si completano a vicenda.
“Non vogliamo raccontare una storia lineare, ma creare un’esperienza visiva aperta all’interpretazione”, spiega Giola. Da due anni a New York, ha trovato nella metropoli un fertile laboratorio di sperimentazione per sviluppare il proprio linguaggio artistico. La sua ricerca si concentra sul ritratto e sulla capacità delle immagini di catturare momenti di intimità autentica. “Con Noy, abbiamo concepito Common Thread come una conversazione visiva”, aggiunge l’artista. “Un dialogo fluido, in cui le immagini si rispondono, si sovrappongono, si contraddicono, come accade nelle conversazioni notturne tra sconosciuti”.
Un gioco di rimandi e corrispondenze attraversa le sale espositive, dove gli scatti delle due fotografe si affiancano senza un percorso prestabilito, facendo emergere relazioni sottili e inaspettate. La mostra prende forma in un dialogo tra luci, forme e dettagli che sfidano la percezione dello spettatore, invitandolo a rallentare, osservare e interrogarsi sul proprio percorso visivo. L’allestimento si sviluppa attraverso coppie di immagini che, pur appartenendo a due autrici con sensibilità e background diversi, trovano una sintonia naturale. Un ritratto si riflette in un dettaglio architettonico, un’ombra richiama una trama tessile, una figura umana si intreccia con un oggetto astratto. Non si tratta solo di un esercizio estetico, ma di un processo che genera nuovi livelli di lettura.
Per coinvolgere attivamente il pubblico, la mostra include un’installazione interattiva: una lavagna magnetica su cui i visitatori potranno combinare le immagini a loro piacimento, creando nuovi accostamenti e significati. Un invito a esplorare senza schemi predefiniti, lasciandosi guidare dalla propria sensibilità. Il progetto non offre risposte preconfezionate, ma stimola domande: qual è la sottile connessione tra due immagini? È possibile superare la rigidità imposta dagli algoritmi per riscoprire un legame più autentico? In che modo lo sguardo di chi osserva trasforma e ridefinisce il significato di un’opera? L’invito è a lasciarsi attraversare dalle immagini, a seguire il filo senza timore di perdersi. A New York, dove tutto scorre veloce, fermarsi a osservare è già una piccola rivoluzione.