Quando si è deciso di partecipare alla festa di Carnevale a Eataly, nel cuore di Downtown New York, l’euforia iniziale era palpabile, un mix di attesa e curiosità che spingeva a immaginare ogni dettaglio ancor prima di entrare nell’evento. Appena varcata la soglia, è stata consegnata a ciascun ospite una maschera artigianale, un invito a lasciarsi andare e a celebrare la vita con leggerezza.

La festa si è presto trasformata in un vero e proprio viaggio enogastronomico. Si è iniziato con le castagnole, quelle piccole prelibatezze dorate che riportano alla mente le domeniche in famiglia, con il loro profumo dolce e nostalgico. Poco dopo, è stato il turno di una rivisitazione dei tramezzini: un egg salad leggero, arricchito da un tocco di prezzemolo fresco, che ha offerto una pausa gourmet capace di suscitare numerosi “mmm” soddisfatti tra gli invitati.

Ma il vero protagonista della serata è stata la “pizza Arlecchino”, un nome ispirato a Hellequin, il diavolo buffone medievale. Un’idea audace che univa la leggerezza dell’impasto a una tavolozza di colori e sapori: pomodoro succoso, pesto di basilico e olive nere, trasformando ogni fetta in un piccolo capolavoro. Il percorso enogastronomico è proseguito con i cicchetti vicentini, serviti con morbida polenta, arancini ai funghi e parmigiano reggiano, e un raffinato mix di parmigiano e radicchio alla trevigiana. Tra i vini selezionati, si percepiva una storia di passione, terra e tradizione. Uscendo dalla serata, è stato impossibile non riflettere su come i grattacieli, simboli imponenti della modernità, potessero fondersi in perfetta armonia con un rituale popolare così antico.
