“Si può portare un dipinto oltre la cornice?”. Da un’idea, e provocazione, del direttore alla realizzazione. Through the Frame è il progetto che risponde a questa domanda, concepito dal professore Fabio Finotti, dove quadri famosi prendono vita attraverso la creatività del coreografo Marco Pelle, in un’unione perfetta fra arte, danza e tecnologia. All’Istituto Italiano di Cultura a New York l’installazione rimarrà esposta al secondo piano fino al 3 febbraio.
“Per rappresentare la fusione tra il mondo virtuale e quello reale – ha spiegato il direttore Finotti – abbiamo immaginato uno spazio ibrido: personaggi di quadri celebri escono dalla cornice, entrano nella nostra realtà, la esplorano con la danza. L’IIC-NY vuole in questo modo rappresentare l’Italia come tradizione che si rinnova, passato che si trasforma in futuro, bellezza in perenne metamorfosi”.

Ispirandosi al viaggio descritto da Lewis Carrol in Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò, l’immaginario entra nello spazio della vita. I protagonisti sono gli stessi Finotti e Pelle, che introducono diverse tematiche, e i ballerini Mara Galeazzi del Royal Ballet di Londra, Luigi Crispino dell’American Ballet Theater e la Prima ballerina Graceanne Pierce che danno vita ai soggetti di capolavori dell’arte: Hygieya di Gustav Klimt, Alice di Arthur Rackham, Il giocoliere di Antonio Donghi, Donna con veste azzurra di Bruno Croatto, Per sé e per suo ciel concepe e figlia e Ritratto di Silvana Cenni di Felice Casorati entrambi.
Per ogni quadro, Federico Pelle – compositore e vicedirettore del Conservatorio di Castelfranco Veneto, che lavora insieme al fratello solo “quando il progetto è provocante” – ha pensato una colonna sonora differente e ciascuna risuona nelle sale dell’IIC-NY aiutando il pubblico a immergersi nell’esperienza. E il direttore alla fotografia Ernesto Galan si è occupato del resto, fondendo riprese oniriche e montaggi moderni.
“Come tutti i miei progetti più belli, che mi hanno dato maggior soddisfazione – ha aggiunto Pelle – anche Through the Frame è nato per caso. dall’idea di portare un dipinto oltre la cornice del direttore Finotti è nato il mio viaggio artistico all’interno di sei quadri da portare oltre la cornice. Per farlo ho usato lo strumento che da sempre porta me oltre la cornice: la danza. Perché, ancora più del suono, è il movimento a essere trasformativo, a portarci dall’infinito all’immediato. Negli anni ho capito che la danza non è solamente uno strumento di espressione, ma un ponte che mi porta alla ricerca di nuove terre, di collegamenti, di territori da esplorare”.