Continuano le celebrazioni per il 500esimo anniversario dall’arrivo di Giovanni da Verrazzano a New York. All’Istituto Italiano di Cultura su Park Avenue è stato presentato in anteprima un documentario basato sul libro Giovanni da Verrazzano: Navigator and Gentleman di Marco Hagge sulla vita del primo europeo sbarcato nella Baia newyorkese, che a lungo è stato dimenticato.
“Questo documentario – ha spiegato il Console Generale d’Italia a New York Fabrizio Di Michele – è il risultato di un lavoro meticoloso che esplora questo incredibile personaggio, che fa parte di un gruppo di italiani, come Cristoforo Colombo, Amerigo Vespucci, John Cabot, che hanno partecipato alla scoperta dell’America e di cui noi siamo molto fieri”.

“Questa mattina – ha annunciato Joseph Sciame, presidente di Italian Heritage & Culture Committee NY –, dopo un anno di lavoro, ho avuto l’onore di visionare per la prima volta in assoluto le lettere originali scritte dal navigatore fiorentino custodite alla Morgan Library. E mi sono emozionato come se stessi riscoprendo le mie radici da capo”. Dello stesso parere è il fondatore e presidente di Fondazione Giovanni da Verrazzano Luigi Giovanni Cappellini, che ha contribuito alla realizzazione del documentario: “Quelle epistole sono tutte scritte in italiano e mi piace pensare che l’avventuriero si riferisse al re Francesco I di Francia, che gli aveva commissionato il viaggio e con cui aveva un rapporto preferenziale, nella nostra lingua. Solo leggendo le sue parole si conosce davvero chi era Verrazzano: un uomo gentile, colto, rispettoso, a cavallo fra due mondi”.

Commentando il contenuto del documentario, Cappellini ha spiegato come Verrazzano è giunto alla Baia. “Dopo un viaggio incredibile, dove la sua nave era l’unica sopravvissuta su tre, è sbarcato in North Carolina e si era diretto verso Sud fino a incontrare gli spagnoli. Poi è risalito, completando il disegno della costa Atlantica”. Il navigatore fiorentino è rientrato in patria ed è tornato altre due volte in America, la terza è stata fatale. “Il suo carattere – ha ripreso l’esperto – ha segnato paradossalmente la sua fine: è stato catturato dagli indigeni e ucciso”.
Anche il Calandra Institute di recente si è occupato della storia di Giovanni da Verrazzano, cominciando dal motivo per cui il ponte fra Staten Island e Brooklyn è stato intitolato a lui dopo che a lungo è stato dimenticato. “Vorrei ricordare – è intervenuto Anthony Tamburri, direttore del Calandra Institute – il ruolo che hanno avuto gli italiani nella storia, tanto che allora la lingua del commercio nel Mediterraneo era proprio il dialetto italiano. Ed è successo lo stesso quando le navigazioni si sono spostate da questa parte dell’Atlantico. Il navigatore fiorentino è stato parte attiva di questo progresso”.