“Giornalista, imprenditore, presidente della Palazzo Strozzi Foundation e del gruppo esponenti italiani, questa sera anche cantante”. Così il direttore dell’Istituto Italiano di Cultura Fabio Finotti ha introdotto Mario Calvo Platero, che ha organizzato un concerto per celebrare il cantautorato italiano dagli anni Sessanta e Settanta. Da Modugno a Guccini, da Paoli a Celentano, questi artisti hanno definito l’Italia a livello sociale e politico, plasmando una generazione che ha lasciato il proprio Paese per raggiungere l’America.
“Questo programma è sicuramente destinato a essere nostalgico attraverso la musica – ha spiegato Platero. – Ma è anche molto di più: queste canzoni hanno contribuito a definire il nostro Paese, mostrando grandi polarizzazioni nel mondo letterario, artistico, politico. I cantautori americani sono stati d’ispirazione agli artisti italiani, andando a creare così un ponte fra Italia e Stati Uniti”.

Il programma della serata era diviso in sei momenti in base alle intenzioni delle canzoni. Le Radici e Ambientali, per ricordare i primi cantautori; Estive e D’Amore più leggere; Umorali/morali e Nostalgiche Americane per esprimere le emozioni provate da chi lascia patria e famiglia per cominciare una nuova vita in un altro Paese. “Scegliere è stato molto difficile – ha spiegato Platero – perché ci sono così tanti artisti importanti provenienti da tante scuole, quella napoletana quella di Genova con Gino Paoli e Luigi Tenco, quella di Bologna con Lucio Dalla e Francesco Guccini, quella di Milano con Giorgio Gaber ed Enzo Iannacci, quella romana con Antonello Venditti. Quindi ho tenuto in considerazione una serie di parametri: la provenienza, il successo internazionale e il mio gusto personale”.
Ne è nata una scaletta con canzoni iconiche e inediti composti da Platero, che hanno fatto cantare e commuovere tutta la sala piena dell’Istituto Italiano di Cultura.
