Non per una manifestazione sportiva, ma per un evento culturale, andato sold out. Nella palestra di St. Patrick’s Old Cathedral a Nolita, Don Luigi Portarulo, in collaborazione con il Consolato Generale d’Italia a New York, ha organizzato un cineforum per la visione del film Cabrini (2024), la storia della suora santificata nel 1946 che ha fatto la differenza per la comunità italiana a Manhattan a fine Ottocento. Ospite d’onore, l’attrice protagonista Cristiana Dell’Anna.

“Vedere il film di madre Cabrini in questo luogo (la basilica è situata dentro Little Italy) – ha dichiarato don Portarulo – mi emoziona e ci insegna che dobbiamo continuare a far crescere il rapporto fra italiani e italoamericani, molto spesso sottovalutati”.
Anche il Console Generale Fabrizio Di Michele ha sottolineato l’importanza di questa collaborazione: “Qualcuno di voi ricorderà che già alla Festa Nazionale lo scorso giugno avevo invitato i presenti ad andare a vedere questo film, rivolgendomi soprattutto ai nostri connazionali. A differenza degli italoamericani, che conoscono bene Cabrini, è per molti un personaggio poco noto e questo lungometraggio rende giustizia, senza fare sconti, alla storia di una delle figure femminili più incredibili del secolo scorso che fa parte della nostra tradizione. Dobbiamo imparare a riconoscere i durissimi sacrifici, le discriminazioni, talvolta anche l’odio razziale che gli italiani affrontarono a inizio Novecento e che poi li condussero al successo di oggi”.
Questa differenza è palese anche nei numeri della distribuzione. L’8 marzo è uscito negli Stati Uniti e in Canada con Angel Studios. In Italia è stato distribuito da Dominus Production il 17 ottobre. Gli incassi complessivi sono circa 20,5 milioni di dollari, considerando che solo nelle sale nordamericane ha guadagnato circa 19,5 milioni di dollari. E l’attrice protagonista Dell’Anna ha confermato che è stato molto più difficile parlare del film nello Stivale.
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Alla fine della proiezione, Dell’Anna ha raccontato la sua esperienza partecipando a una discussione moderata dai giornalisti Antonio Monda e Federico Rampini e dal professore Stefano Albertini, anche direttore di Casa italiana Zerilli-Marimò NYU. Si è parlato di immigrazione, integrazione, ma anche religiosità e fede. L’attrice in primis è emigrata in Inghilterra per studiare recitazione e convive con un senso di sdoppiamento, ma anche di orgoglio per la propria patria, “che si risveglia solo quando ci si trasferisce all’estero”.
Dell’Anna è rimasta molto sorpresa quando, studiando il personaggio prima che cominciassero le riprese, circa quattro anni fa, si è resa conto che non ci fossero tante informazioni a riguardo nonostante madre Cabrini avesse fatto la differenza, per tanto per la comunità italiana quanto per quella newyorkese. E ha influenzato anche l’attrice stessa che l’ha interpretata: “Ho capito molto presto – ha confessato Dell’Anna – che in realtà non è tanto quello che mi è rimasto, ma quello che ho lasciato. Cabrini mi ha lasciato un vuoto, a mio parere, incolmabile perché è un personaggio che ha preso tantissimo da me. C’è un pezzettino di me che non saprei descrivere dov’è, da dove è stato preso, da dove è stato strappato, che è rimasto con lei”.
Dell’Anna ha concluso con un doppio augurio riprendendo le parole di Cabrini. “Il mondo è troppo piccolo per quello che ho intenzione di fare. Dovrebbe essere un mantra per non fermarsi mai. E l’altro è: Siamo audaci o moriamo. Ed era questo il suo approccio alla vita, non aveva paura di abbracciare la sua virtù. Credo che sia il modo più profondo di vivere”.
