Il Dipartimento del Lavoro dello Stato di New York ha avviato un’indagine su Shen Yun Performing Arts, celebre compagnia artistica che da anni porta in giro per il mondo spettacolari esibizioni di danza classica cinese, per fare luce su presunte violazioni sistematiche delle leggi sul lavoro minorile.
Secondo il New York Times, gli inquirenti avrebbero raccolto decine di testimonianze di giovani performer sottoposti a ritmi di lavoro massacranti, con retribuzioni irrisorie o del tutto assenti. A quanto emerge, la compagnia gestita dal movimento religioso Falun Gong in una remota sede ubicata nella contea newyorkese di Orange, obbligherebbe i propri artisti – spesso figli di devoti seguaci del Falun Gong – a seguire programmi di prove e tournée intensi, lavorando per lunghe ore senza ricevere compensi adeguati.
La normativa di New York stabilisce che i minorenni impegnati in attività artistiche debbano essere in possesso di permessi specifici e che siano rispettati limiti stringenti sugli orari di lavoro. Inoltre, una parte dei guadagni deve essere depositata in conti fiduciari a tutela del loro futuro. Secondo le testimonianze, invece, Shen Yun avrebbe aggirato queste regole per anni, richiedendo la certificazione obbligatoria solo nel settembre 2024, quasi due decenni dopo aver iniziato a coinvolgere minorenni nei suoi spettacoli.
Ex performer della compagnia raccontano di giornate interminabili, scandite da prove che iniziavano la mattina presto e si concludevano a tarda notte. Durante le tournée, i giovani artisti non si limitavano ad esibirsi fino a due volte al giorno, ma erano persino coinvolti nel trasporto di pesanti attrezzature e nella gestione logistica. Spesso le giornate si susseguivano senza pause, con lunghi viaggi e spettacoli consecutivi che lasciavano poco spazio al riposo.
Evan Glickman, percussionista professionista che ha lavorato con Shen Yun guadagnando circa 35.000 dollari all’anno, ha stimato che circa due terzi della sua orchestra fossero composti da giovani ancora in formazione. “Senza di loro, la compagnia non potrebbe funzionare”, ha dichiarato.
Le critiche si concentrano anche sul divario tra il successo economico di Shen Yun e i compensi offerti ai suoi artisti. Gli ultimi documenti fiscali della compagnia rivelano un patrimonio di oltre 265 milioni di dollari, una cifra che supera di gran lunga quella di altre compagnie prestigiose come l’American Ballet Theater, dove gli apprendisti ricevono stipendi vicini ai 1.000 dollari settimanali grazie agli accordi sindacali.
Non meno controversa è la cultura interna della compagnia, che scoraggerebbe qualsiasi discussione sui compensi, rifacendosi agli insegnamenti spirituali del Falun Gong, che predica il distacco dalle questioni materiali. Chang Chun-Ko, ex ballerina che si è unita a Shen Yun a soli 13 anni, ha raccontato di aver guadagnato 500 dollari al mese come studentessa e 1.000 dollari come professionista, pur lavorando fino a 65 ore settimanali – e non le 25 ore indicate nel suo contratto. “Mi sentivo sottopagata, ma non osavo chiedere spiegazioni,” ha dichiarato.
La compagnia ha respinto con forza ogni accusa, sostenendo che i suoi giovani artisti non siano dipendenti ma studenti che ricevono formazione. I portavoce Ying Chen e Levi Browde hanno inoltre specificato che Shen Yun, a differenza di molte altre organizzazioni, copre anche i costi di vitto e alloggio. Ma alcuni addetti ai lavori non sono dello stesso avviso. “Definirli studenti o volontari non esonera l’organizzazione dai suoi obblighi legali,” l’opinione di Michael Minkoff, avvocato del lavoro di Manhattan.
Nonostante le accuse che circolano da anni, il Dipartimento del Lavoro non aveva mai avviato indagini prima d’ora, giustificando l’inazione con l’assenza di denunce formali. Un aspetto, questo, condizionato dalla reticenza dei giovani lavoratori a presentare reclami, soprattutto se i loro tutori sono consenzienti. Alcuni revisori avevano già criticato l’approccio passivo delle autorità, sottolineando lacune sistemiche nella supervisione. L’indagine attuale segna un cambio di passo, ma per il momento le autorità mantengono il riserbo sull’entità delle verifiche e sugli eventuali risultati.