Se camminando per Tribeca doveste tutt’a un tratto scorgere su un muro delle parole in italiano, e non le solite insegne di ristoranti o avvisi di cibarie che si vedono spesso per strada a New York ma un vero e proprio ossimoro, nero su bianco, forse siete capitati, come noi proprio nel giorno del vernissage, di fronte alla vetrina di Sapar Contemporary che in questi giorni espone le opere dell’artista piacentina Sofia Cacciapaglia, Affresco su cartone. Sarà allora difficile resistere al richiamo dei grandi dipinti che invitano lo spettatore ad avanzare. Vi ritroverete dunque, e ciò è possibile fino al 27 luglio, circondati dalle opere che costituiscono la seconda mostra personale dell’artista italiana che qui utilizza uno dei suoi materiali preferiti, gli scatoloni, che lei trasforma in paesaggi monumentali e dipinti figurativi simili agli affreschi classici per scala e applicazione di colore.

La scelta del materiale si ricollega alle radici artistiche e sociali dell’arte povera italiana. Nella nostra epoca moderna di ansia ecologica, le opere floreali e figurative di Cacciapaglia parlano direttamente non solo dei cicli della vita come una meditazione sulla natura, ma offrono anche una visione di rinascita ambientale.

La curatrice Lana S. Meador del Museo d’Arte di San Antonio parla di Cacciapaglia come di un’alchimista che trasforma le scatole di cartone e la carta da imballaggio – materiali poco costosi destinati a proteggere i beni preziosi durante il trasporto – in beni preziosi a sé stanti. La studiosa ricollega questa pratica all’influenza dei luoghi d’infanzia di Cacciapaglia: “Il suo studio ha sede a Milano, ma Cacciapaglia ha trascorso ogni estate della sua vita nella casa di famiglia in Sicilia. Trova ispirazione negli antichi mosaici della Villa Romana del Casale, vicino alla città siciliana di Piazza Armerina. Cacciapaglia è anche influenzata dall’antica tradizione romana della pittura murale”.

“Il titolo della mostra, Affresco su cartone, fa riferimento al processo di pittura su intonaco bagnato, mentre il termine affresco significa anche ‘fresco’, una qualità che riecheggia nella crudezza dei materiali di Cacciapaglia e nell’immediatezza delle sue forme” prosegue Meador. “Così come gli affreschi antichi erano integrati nell’architettura delle case e delle ville romane, diverse opere della mostra di Cacciapaglia assumono una scala architettonica e la forma di archi. Cacciapaglia ha iniziato a lavorare con scatole di cartone dismesse dopo averle notate accumularsi fuori dai negozi vicino al suo studio. Una volta svuotate dei beni di consumo e smaltite come rifiuti, Cacciapaglia dà al materiale una nuova vita. Richiama l’attenzione sul suo umile supporto con forme fluide e un’applicazione oculata della pittura che lavora in concerto con le texture innate delle scatole di cartone ondulato e la calda tonalità marrone. Ogni piega e sgualcitura delle scatole appiattite è evidente, poiché il materiale conserva la memoria della sua forma e utilità precedente. Nelle mani di Cacciapaglia, questi materiali di scarto risorgono e ricevono nuova vitalità e con essa, forse, la speranza di una più profonda considerazione dell’ambiente e del nostro posto in esso”.

Cacciapaglia è nata a Ponte dell’Olio nel 1983. Ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, dove si è laureata nel 2006. Dopo la laurea si è trasferita a New York e ha tenuto la sua prima mostra personale presso Industria SuperStudio, curata dal fotografo Fabrizio Ferri. Da allora il suo lavoro è stato esposto in gallerie, fondazioni e musei in Italia, Svizzera, UK e Cina. Nel 2011 è stata invitata al Padiglione Italia della 54° Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia.
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