I festeggiamenti della comunità haitiana per celebrare la Giornata della Bandiera a New York erano già iniziati domenica a Brooklyn attirando centinaia di persone.
Ieri anche il sindaco Eric Adams, si è unito alle commemorazioni per il 221° anniversario, del vessillo, che per Haiti costituisce un simbolo molto profondo. I suoi colori infatti rappresentano la storia di un popolo che ha affrontato molte sfide e che nonostante le infinite difficoltà è sempre riuscito a rialzarsi con coraggio.
Dal 1998, negli USA, il mese di maggio è ufficialmente proclamato come il “Mese del Patrimonio Haitiano”. Durante questi 31 giorni, manifestazioni, eventi, incontri, mettono in risalto il contributo dato dai caraibici alla cultura americana attraverso l’arte, la cucina, la danza.
Dal censimento del 2921 emerge che negli Stati Uniti gli immigrati haitiani sono 1.138.855, fra questi oltre 150.000 vivono nella Big Apple.
“Non dimentichiamoci di Haiti. Non dimentichiamo cosa significa Haiti per questo emisfero, cosa rappresenta”, ha sottolineato Adams durante la celebrazione, “Mi piace pensare che questa città sia la Port-au-Prince d’America, Dovremo ricordare i valori di Toussaint Louverture, che era disposto a combattere per la libertà anziché arrendersi alla schiavitù. Dovremo riflettere su questo, in particolare quelli come noi che sono di origine africana”.
“Dobbiamo alzare la voce e non rimanere in silenzio di fronte a ciò che succede ogni giorno per le strade di questa Nazione”, ha continuato il sindaco, “quello che accadde ha un impatto sui bambini, sulle famiglie, sulle aziende e sulla stabilità. Continuerò ad alzare la mia voce mentre oggi innalziamo la bandiera, per celebrare i 20 anni di indipendenza della comunità haitiana”.
Nel frattempo il presidente del Kenya William Ruto, impegnato in questi giorni in una visita di stato a Washington D.C., potrebbe accordarsi con il Presidente Joe Biden sulla gestione del caos che ancora persiste nel paese caraibico,
Nairobi si era offerta di inviare mille militari per guidare la missione multinazionale sostenuta dalle Nazioni Unite e cercare di ristabilire l’ordine,
Nonostante i problemi legati ai fondi, ritenuti inadeguati dal governo kenyota per il finanziamento di una missione che dovrebbe durare almeno due anni, a breve è prevista la partenza del primo contingente di polizia, che, dopo un viaggio di 12 mila chilometri, raggiungerà Port-au-Prince.
Da Haiti intanto arriva qualche incoraggiante segnale di normalità. Lunedì il principale aeroporto internazionale situato nella capitale, è stato riaperto, dopo che le gang tre mesi fa ne avevano preso il controllo.
Seppure diverse compagnie statunitensi non riprenderanno i trasporti fino a giugno il ripristino dei voli dovrebbe contribuire ad alleviare la grave carenza di farmaci e forniture di base.
Ormai manca tutto, la situazione già critica in cui il territorio versava a causa dei disastri naturali e della crisi economica è peggiorata ed è fuori controllo.
La grande dipendenza dalle importazioni, che costituiscono fino all’85% degli approvvigionamenti dell’intero Paese, lo hanno reso estremamente vulnerabile all’innalzamento dei prezzi.
Ciò ha reso diversi beni alimentari essenziali inaccessibili per numerose famiglie, che già si trovavano a lottare ogni giorno, per fronteggiare fame e malattie come il colera.
A Haiti continuano anche le consultazioni per la ricerca di un nuovo primo ministro, e una dozzina di candidati sgomita per diventare il prossimo leader del paese.
L’ex primo ministro Ariel Henry a causa degli ultimi conflitti era rimasto bloccato fuori dal paese mentre era di ritorno da un viaggio ufficiale in Kenya. Dopo le sue dimissioni, un consiglio presidenziale di transizione ha preso controllo, con il compito di selezionare un nuovo gabinetto e organizzare le prossime elezioni.
I partiti politici, gli imprenditori, e persino le istituzioni religiose hanno avuto tempo fino a venerdì scorso per presentare i loro candidati per la posizione attualmente ricoperta dal primo ministro ad interim Michel Patrick Boisvert.
Un compito sicuramente non facile come sostenuto da Diego Da Rin dell’International Crisis Group, “il prossimo primo ministro si assumerà responsabilità immense tra cui il ripristino della sicurezza e la riforma della costituzione della Nazione”.
“Molti dei candidati chiaramente non hanno l’esperienza e le competenze necessarie per questo ruolo”, ha dichiarato Da Rin, “vengono sostenuti da vari gruppi politici e anche dalle gang per promuovere i loro interessi”.
Secondo le Nazioni Unite oltre 2.500 persone sono state uccise o ferite nello Stato da gennaio a marzo, con un aumento della criminalità di oltre il 50% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres,ha lanciato un allarme sulla situazione ad Haiti, e in particolare sulla capitale Port-au-Prince dove I livelli di sicurezza ormai, sono ritenuti talmente bassi da essere paragonabili a quelli delle zone in guerra. Guterres ha poi sottolineato che “il popolo haitiano rimane nella morsa di una delle peggiori crisi dei diritti umani degli ultimi decenni, e di una grave emergenza umanitaria”.