Ormai a tre settimane di distanza dal 18 aprile, quando sono iniziate le proteste nei campus, il Civilian Complaint Review Board (CCRB) ha lasciato trapelare di aver ricevuto almeno 20 segnalazioni di cattiva condotta contro ai poliziotti del New York Police Department (NYPD) che sono intervenuti durante le manifestazioni. Alcune di queste denunce riguardano più di una persona, arrivando circa a 40 indagati.
“New York deve rimanere un luogo in cui gli studenti si sentano al sicuro – ha detto la presidente ad interim di CCRB, – in cui le opinioni possano essere espresse in modo sicuro, soprattutto quelle dei nostri giovani residenti. Affinché le manifestazioni rimangano sicure, le forze di polizia devono essere giuste e ogni comportamento scorretto deve essere indagato”.
L’agenzia si occupa di ricevere e analizzare le denunce da parte dei residenti sull’uso eccessivo di forza o abuso di potere degli agenti. Non c’è alcuna regolamentazione sulle modalità di presentare una segnalazione ed è poi il CCRB a decidere quali rientrano nella giurisdizione della città.
Una volta che vengono individuati i sospettati, il CCRB procede a segnalarli alla NYPD per prendere provvedimenti adeguati, fra cui la sospensione. Ma non ha l’autorità di imporre la decisione finale.
Un mese fa, un giudice aveva ordinato ai poliziotti di New York di cambiare il modo in cui gestisce le manifestazioni.
Proprio di ieri è la notizia riportata da Legal Aid Society che diversi manifestanti, una volta portati in carcere, sarebbero stati trattati in condizioni pietose. Privati di acqua e cibo per ore, è stata negata loro la possibilità di andare in bagno o di effettuare una telefonata. Lo stesso successe nel 2020, quando al CCRB arrivarono più di 750 denunce di cattiva condotta durante le proteste di Black Lives Matter.