Circa trecento manifestanti pro Palestina sono stati arrestati la scorsa notte nel Campus della Columbia University e nel City College a Harlem come confermato in una conferenza stampa dal Sindaco Eric Adams.
Adams ha ribadito che dopo l’escalation delle violenze, per garantire la sicurezza e dopo gli avvertimenti rimasti inevasi, non era rimasta altra scelta alle autorità della Columbia University che chiedere l’intervento della polizia.
“Non si trattava soltanto di studenti o affiliati all’università, ha aggiunto, c’era stato un cambiamento di ruoli e tattiche per aggravare la situazione. Queste proteste iniziate pacificamente sono state usate da agitatori esterni professionisti”.
Al momento alla Columbia University non sono più visibili le tende che occupavano il prato. Da alcune foto, pubblicate sul giornale studentesco del college, viene mostrata l’area dell’accampamento completamente sgomberata.
Alla base dell’edificio, dove si sono introdotte le forze dell’ordine, alla luce del giorno sono rimasti solo i segni dell’azione della polizia, impronte di mani e vetri rotti di una finestra polverosa utilizzata per entrare.
L’obiettivo era lo sgombero di Hamilton Hill, l’ala occupata dagli studenti e da alcuni infiltrati alle prime ore del mattino di ieri. L’università rimarrà presidiata fino al 17 maggio, due giorni dopo la cerimonia delle lauree prevista per il 15 maggio per 15mila studenti dell’ateneo.
Eric Adams oltre a ringraziare gli agenti per l’azione svoltasi senza incidenti ha parlato di “pervasivo antisemitismo e atteggiamenti anti-israeliani”.
“Ci rammarichiamo che i manifestanti abbiano scelto di aggravare la situazione attraverso le loro azioni. Dopo che l’università era stata occupata, vandalizzata e bloccata, non ci è rimasta altra scelta”, ha invece riferito un portavoce della Columbia University a CNN.
Sul loro account Instagram, i manifestanti del gruppo filo-palestinese ‘Columbia University Apartheid Divest’ hanno comunicato l’irruzione nell’università da parte della polizia con queste parole; “Hind’s Hall”, in omaggio a una bambina di sei anni uccisa a Gaza.
Anche se la prestigiosa università di Manhattan è stata l’epicentro della protesta il movimento a sostegno della causa palestinese e contro la guerra di Israele si è esteso a molti altri campus degli Stati Uniti.
Al City College di New York, parte del sistema CUNY, da mercoledì fino a nuovo ordine come si apprende da un comunicato pubblicato sul sito web della scuola, tutte le lezioni si terranno a distanza a causa delle continue proteste. Gli agenti avevano fatto irruzione nella tarda serata di martedì per disperdere i manifestanti e sgomberare l’accampamento dove circa 70 persone sono state arrestate.
Un portavoce dell’Università del Wisconsin, a Madison, ha riferito che una dozzina di persone sono state tratte in arresto mercoledì mattina mentre la polizia rimuoveva diverse tende, mentre i manifestanti gridavano “lunga vita alla Palestina”.
All’Università del Texas, a Austin, invece oggi era prevista una manifestazione da parte dei funzionari scolastici sul prato dell’edificio dove nell’ultima settimana sono stati arrestati oltre 100 attivisti.
All’Università di Yale, in Connecticut, .è stata indetta dagli studenti un’ “assemblea comunitaria” per denunciare la repressione subite nei college di tutto il paese. Ieri la polizia ha rimosso un secondo accampamento di manifestanti senza però procedere con gli arresti.
Più di 1.000 manifestanti sono stati arrestati nelle ultime due settimane nelle università di tutti gli Stati Uniti, oltre alle università sopra citate, sono interessate dalle proteste anche l’università della Carolina del Nord Chapel Hill, la California State Polytechnic University, la Cal Poly Humboldt in California.