L’ultimatum è stato ignorato. Le tende sono rimaste piantate nel campo e l’amministrazione della Columbia University ha cominciato a rintracciare gli studenti che si sono accampati per procedere con le sospensioni. Nella notte, le proteste hanno portato i ragazzi ad occupare la Hamilton Hall, uno degli edifici più importanti dell’Ateneo che nel 1968 fu preso d’assalto da gruppi studenteschi che chiedevano riforme accademiche e sociali.
La data fissata dalle autorità per lo sgombero, dopo giorni di negoziazioni con i rappresentanti degli studenti, era lunedì 29 aprile alle 14 del pomeriggio. Oltre a liberare il campus da tutte le tende, gli studenti avrebbero dovuto firmare un documento che li impegnava a rispettare le politiche dell’università fino a giugno 2025 o alla laurea, in base a quando finirà il proprio percorso accademico. In caso contrario sarebbe scattata la sospensione o addirittura la revisione del visto per gli stranieri.


Attorno alle 13:45, la situazione ha cominciato a riscaldarsi. Fuori dai cancelli, davanti all’entrata della 116esima Strada, decine di persone si sono raccolte per sostenere chi stazionava dentro al campus. Anche centinaia di poliziotti sono stati distribuiti attorno all’ateneo per intervenire in caso di escalation. Il sindaco di New York, Eric Adams, ha commentato su CNN: “In realtà, gli agenti non possono entrare e invadere il suolo dell’università senza l’autorizzazione esplicita dall’amministrazione. Per il momento, come si vede dalle immagini, non ci sono stati feriti e le proteste continuano a essere pacifiche”.
Dalle 14, quando sarebbe stato il momento di ritirarsi, il campus è invece stato preso d’assedio: chi supporta i palestinesi da una parte e gli ebrei con la bandiera di Israele dall’altra. Schierati anche gli insegnati e alcuni funzionari dell’università che sono scesi sul prato per “proteggere i loro studenti” contro un eccessivo uso della forza da parte degli agenti della sicurezza interna o della polizia. I ragazzi, tutti muniti di kefia, occhiali da sole e mascherine per coprirsi il volto, hanno iniziato a camminare attorno al prato per difendere l’accampamento, assolutamente non intenzionati ad andarsene.

I rappresentanti, intanto, hanno distribuito per quanto possibile crema solare, acqua e dolcetti per evitare cali di zucchero dovuti al sole e al caldo. Tutti hanno evitato di rispondere alle domande dei giornalisti rimandando alla sera la conferenza con la stampa. Da giorni il campus è off-limit e gli studenti e i docenti in entrata e uscita hanno smesso di commentare, diventando inavvicinabili dai reporter.


Mentre alla Columbia l’amministrazione sta procedendo con le sospensioni, ad Austin nel campus della University of Texas gli agenti sono intervenuti durante le manifestazioni e con l’uso della forza hanno cominciato a smantellare l’accampamento. Gli studenti che hanno fatto resistenza sono stati spinti a terra, ammanettati e arrestati. Lo stesso è successo alla UCLA in California, dove un centinaio di persone, fra giovani e docenti, hanno protestato con cori e bandiere.


La Columbia è stata la prima università da cui è partita la protesta il 18 aprile. A macchia d’olio, i gruppi pro-Palestina degli altri college sparsi in tutto il Paese si sono uniti alla manifestazione e hanno cominciato a montare le tende nei propri campus. Una dopo l’altra le rispettive amministrazioni universitarie hanno preso una serie di provvedimenti: chi ha iniziato a negoziare con gli studenti, chi è arrivato ad annullare la cerimonia di laurea delle prossime settimane.
All’inizio la polizia è intervenuta per calmare le tensioni fra i gruppi di manifestanti. Quando poi le due parti – filopalestinesi e filoisraeliani – hanno trovato un punto di incontro e hanno cominciato a protestare insieme, anche montando le tende sullo stesso prato, l’azione degli agenti ha cambiato direzione. Con la forza hanno provato a rimuovere gli studenti. Più di 400 persone sono state arrestate in tutti gli Stati Uniti, dalla Columbia a NYU, dall’Emerson College a Boston alla George Washington University a St. Louis, dalla University of Southern California a Los Angeles fino alla University of Texas ad Austin.