Nel pieno di una crisi d’offerta abitativa, a New York City gli ostacoli burocratici sono diventati ormai barriere quasi insuperabili. I costruttori si ritrovano non solo orfani della legge 421a, un importante sgravio fiscale della quale sostituzione si sta parlando da anni, ma anche vincolati a leggi di zonizzazione (piano regolatore) arcaiche, processi di approvazione contorti e un labirinto di regolamenti, approvazioni e mandati contrastanti, che soffocano il progresso.
Le difficoltà diventano evidenti quando le agenzie intese a garantire la sicurezza o l’accessibilità, come il Department of Buildings ed il Department of Parks and Recreation, creano richieste paradossali, con uno che ordina la rimozione di alcuni alberi per far posto ad una rampa per sedie a rotelle e l’altro che lo impedisce, o chiede cifre spropositate per la rimozione degli alberi. O con l’insistenza della Landmark Preservation Commission nel preservare una sinagoga in deterioramento nonostante evidenti cedimenti strutturali. Nella migliore delle ipotesi tali sforzi di conservazione, sebbene ben intenzionati, si traducono in prolungati ritardi, costi gonfiati e sottolineano le inefficienze del sistema.
Affrontare la crisi d’offerta che la città sta attraversando non significa soltanto trovare una soluzione sostitutiva alla legge 421a, ma anche snellire le normative vigenti e promuovere una burocrazia più reattiva. Altrimenti, politiche ben intenzionate rischiano di perpetuare i problemi che avrebbero dovuto risolvere.